Torniamo alle origini

Eduardo martone

Argomenti di una serietà raccapricciante trattati con un tuffo nella follia del semiserio nella consapevolezza che l’ironia buca più coscienze della serietà quando questa è sterile. Un volo pindarico per fare aprire gli occhi ai tanti creduli che ancora sperano in un altro miracolo economico o nell’arrivo di un nuovo Robin Hood. Si presta sia alla lettura riflessiva sugli aspetti irritanti della vita e sia a quella terapeutica che tende a garantire le quindici risate minime giornaliere che spettano ad una persona sana e non ancora stressata.

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Dettagli

Libro:	Bianco & Nero
Formato:	14,8 x 21 (A5)
Copertina:	Morbida
Pagine:	190

Categoria:	Narrativa
Editor:	Photocity Edizioni
Lingua:	Italiana

ISBN:

978-88-6682-470-1

Biografia

Eduardo martone
Classe 40, Stabiese di nascita e cultura, lasciò Castellammare per lavoro nel 66.

Il suo percorso di dirigente d'azienda in società multinazionali lo portò a vivere con la famiglia in città diverse del nostro paese (11 anni a Roma, 5 a Genova e 15 a Frosinone dove concluse la sua carriera a dic. 1997) ed a soggiornare all'estero per periodi più brevi o missioni ripetitive (Basilea, Parigi, Dinslaken, Londra, Dayton, Greensboro, Montreal, Monastir e centri Europei minori).

Nel 1998 fondò una società di consulenza di direzione aziendale operando a livello nazionale direttamente o tramite associati per la realizzazione di progetti d'impresa, tutoraggi e revisioni aziendali.

Dal 2008, dopo aver ceduto l'impresa di consulenza, si occupa di narrativa e poesia; tra i suoi progetti in corso figura anche una raccolt) di 5 manuali professionali aziendali diretti a giovani manager e titolari di PMI. Il primo copre la Pianificazione strategica e finanziaria, il secondo I Principi e le Procedure.

Dal 1982 risiede a Frosinone con la sua famiglia.

Ha iniziato pubblicando con il gruppo editoriale L'Espresso due libri di narrativa; con Boopen ha pubblicato "Vernacolo tra il Vesuvio e Momte Faito" ed è in attesa della pubblicazione di "La svolta di Brendan", una storia d'amore improbabile (con finale a sorpresa) tra un maturo yuppie ed una giovane ragazza esotica.
L'ultimo self published "Non prendiamoci troppo sul serio" (reperibile o prenotabile anche presso le librerie Feltrinelli), è una sferzata d'ironia per esorcizzare le cose meno piacevoli che la vita ci riserva.
Parteciperà al concorso "Da self a Led" con "A Personal Conflict", un'intrigante storia di Mobbing e Contromobbing nello scenario di una grande multinazionale.

Le sue opere pubblicate:

Vernacolo tra il Vesuvio e Monte Faito »

La svolta di Brendan »

Torniamo alle origini »

Stralci

5 Stralci

Elenco completo »

Le devastazioni degli anni

Non conosco le cose che passano per la mente dei miei coetanei; nella mia, soprattutto la mattina appena sveglio, quando faccio colazione e rifletto, passano sempre pensieri che partono con un discreto ottimismo che poi si affloscia per la strada. Cito solo i due più recenti che mi stanno convincendo a dedicarmi all’innocenza eterna del non pensare: 1. “In fondo devo essere contento perché sono in salute, non ho più obblighi lavorativi, ho sistemato da tempo le mie due figliole … insomma ho messo insieme tutte le mie cose!” …………. poi faccio una pausa, mi preoccupo, ripenso a tutte le mie cose, me ne vengono in mente tante .. ma mi rendo conto di non ricordare più dove le ho messe. 2. “Sono abbastanza vecchio ed esperto e quindi so esattamente dove voglio andare!” … poi mi blocco, ci ripenso e realizzo che da un po’ di tempo non sto andando più da nessuna parte.

(Rif. Pagina 28)

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Come possiamo difenderci?

Ritornando all’età che avanza è chiaro che, alla luce del concetto appena espresso, possiamo fare veramente poco oltre che, a chi piace farlo, maledire il tempo che passa o prendersela con la moglie (è un classico!) o con la vecchiaia dicendo che è una carogna ecc.; in realtà, dal punto di vista meramente fisico, possiamo solo contenere i danni; riguardarci abolendo il fumo, riducendo le calorie ingeribili, bevendo poco vino e niente superalcolici, camminando a passo svelto e non abbandonando nessuna attività fisica, compreso lo sport dilettantistico e quello sessuale, purché contenuto e non sfrenato per evitare temibili contraccolpi che possono talora risultare letali o, nei casi meno tragici, combinarsi con altri istinti corporali (è nota l’abilità multifunzione degli anziani) che nuocerebbero alla nostra immagine ed anche alla biancheria più intima. Dal punto di vista mentale invece possiamo fare molto di più: accettarla come condizione migliore rispetto all’alternativa. Il nostro cervello è una macchina perfetta se la utilizziamo a dovere, soprattutto quando altre parti del corpo cominciano a fornire risposte inferiori all’attesa. Con la testa possiamo sognare, ricordare, apprezzare bellezze che prima ignoravamo, respirare con l’anima al pensiero dei nipotini che crescono, alla libertà che arriva con il pensionamento ….. insomma la mente non invecchia se la teniamo in esercizio e non la dissociamo dal corpo che da lei trae il massimo nutrimento per assicurarsi il necessario scambio. Con mente e corpo in perfetta osmosi e con l’accettazione dell’ineluttabilità delle leggi della natura, la vecchiaia spaventa molto meno e convivere con lei risulta molto più facile fino ad abbandonarsi e seguire la nostra ultima sorte di esseri mortali …. senza fare tante storie.

(Rif. Pagina 41)

Cerchiamo un rifugio!

La disamina della situazione nazionale non ci mette quindi allegria perché: a) La sua comprensione ci pone di fronte a problemi enormi esasperati dagli altri stati comunitari, soprattutto quelli compresi nell’area dell’euro. b) Il governo tecnico chiamato a reindirizzare le cose ci ha al momento allontanato solo di poco dall’orlo del baratro nonostante i pesanti sacrifici richiesti, leggibili sulle facce italiche ed ascoltabili prestando orecchio alle doglianze del popolo. c) La classe politica è ormai allo sbando e lascia vuoti enormi che sono occupati da chiunque e quindi anche dall’antipolitica che è sempre antesignana di governi illiberali. d) Anche se ci salviamo da una dittatura, resta come unica alternativa un governo politico vero (non le larghe intese) che al momento sembra inimmaginabile se vogliamo vederlo con le solite facce delle persone che conosciamo da anni e che non sembrano averci rispettati come meritiamo.

(Rif. Pagina 83)

Tradizione Anglo Italiana Frasi idiomatiche principali (nell’ordine: frase in vernacolo, traduzione letterale e significato in Inglese)

Acchiappe a Peppe! - Catch Joseph! - Expression used to recall the attention of somebody to happening events. Sort of: “Be careful!”. A` altare sgarrupàto nun s`appicciano cannèle. – To ruined altar nobody lights candles. – Nobody pays court to old ladies. Acàla ll`uòcchie`nterra e abbàda a `e fuòsse! – Let down your eyes and watch your ground. – Be careful to what you are doing … pay attention! ‘A cera se struja e ‘a prucessione nun cammina! – Wax wastes away and procession does not proceed! – Let us go ahead; by just being standing we waste our time and cost without performing … all we need is efficiency and effectiveness! Acqua cheta, fa pantane e fete! - Not flowing water makes poll and bad smell. – A not well managed situation soon or later, turns into troubles. Addo’ Amme fatte trenta, facimme trentuno. – Were we made thirty, we can make thirtyone. - So far let us go ahead;, we cannot stop and turn back. A’ quagliamme ‘sta staffa? - will we fix this bracket? - A rhetorical question to invite someone to hurry up and complete the task in process. ‘A gallina fà l’uovo ‘e a ‘o uallo l’abbrucia ‘o cule. – It is hen that makes the egg but it appears that cock feels the subsequent pain in his backside. – It often happens that few persons work very hard to get a good result for the community while, in the same group, few other people seem to complain for efforts never made.

(Rif. Pagina 163)

Conclusioni

Napoli ed il suo circondario, per chi ci nasce, non sono solo posti unici, sono modi di essere … sì, ci sono anche malavitosi, pizza, canzoni, mandolini ecc … ma questa è roba per detrattori e distratti. Noi preferiamo avere questa terra nelle nostre visceri, possiamo allontanarci ma non smettiamo di amarla e ci emozionano ancora le canzoni dello splendore, quelle che rimangono fisse nel vaso della nostra vita e ci fanno accapponare la pelle per la melodia che esprimono e per le parole dei versi che, come dice il poeta: “so’ doce o so’ amare …. so’ sempe parole d’ammore.” Provate ad ascoltare “Fenesta vascia” (Sergio Bruni la canta e la suona divinamente) e sentire con quanta lirica tenerezza un innamorato non ricambiato immagina di vendere acqua in brocca (era normale nel periodo in cui è stata scritta la canzone) per le strade della città e, alla crudele innamorata che chiede di comprarne risponde: “So ’lacreme d’ammore … nunn’è acqua!”. Che straordinaria melodia popolare! Forse partì da un canto siciliano anonimo, una serenata speciale, una calascionata (suonata cioè con il calascione, ovvero una specie di mandolino gigante).

(Rif. Pagina 188)

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