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I timpani nelle sinfonie di Ludwig van Beethoven

Jonathan Faralli

Perché Ludwig van Beethoven è un autore così importante per la letteratura timpanistica? Quali sono le novità che il compositore inserisce nelle sue opere? Queste sono le domande alle quali il volume risponde e che permettono al lettore di focalizzare il grande compositore e le sue sinfonie, da un’altra prospettiva, forse inedita. Una lettura dedicata primariamente agli studenti di questo meraviglioso strumento, ma che può essere interessante anche per chi ama la musica e voglia approfondire l’argomento Beethoven, ri-scoprendolo e ri-trovandolo attraverso un’altra dimensione. Da ormai due secoli le nove Sinfonie di Beethoven sono un tesoro musicale inestimabile per tutte le generazioni, ma ogni volta che si ascoltano da capo, cercando di ri-considerarle, restano misteriose come un evento naturale, terribilmente semplice e tuttavia insondabile. La sua musica continua a interessare, e a mobilitare pubblico, perché prospetta un insieme di valori, un mondo ideale ed armonioso, che il Maestro ha saputo fissare sul pentagramma, e che noi, forse inconsciamente, continuiamo a rincorrere, per quei significati che nella nostra vita e nella nostra società, non ci sono più e di cui sentiamo un estremo bisogno.

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Dettagli

Libro: Bianco & Nero
Formato: 14,8 x 21 (A5)
Copertina: Morbida
Pagine: 277
Categoria: Teatro, Cinema, Musica
Editor: Photocity Edizioni
Lingua: Italiana
ISBN: 978-88-6682-981-2

Biografia

foto autore Jonathan Faralli
Jonathan Faralli, si diploma con il massimo dei voti e la lode al Conservatorio Statale di Musica Luigi Cherubini nel 1987 dove studia anche trombone, composizione e lettura della partitura. Si diploma presso il Conservatorio di Fermo in Didattica della Musica, si laurea in Sociologia dell' educazione presso l' Università  degli studi di Firenze. Si perfeziona allo Sweelinck Conservatorium di Amsterdaam. Fin dal 1981 ha collaborato come timpanista e percussionista con l' Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e con l'Orchestra della Toscana. Ha fatto parte del gruppo Les percussions de Strasbourgh, ed è il percussionista di riferimento del centro di ricerca musicale Tempo Reale fondato da Luciano Berio. Ha inciso dischi come solista per le case discografiche più importanti ottenendo ampi consensi. Collabora con i compositori più famosi tenendo concerti e masterclass in tutto il mondo. Attualmente insegna presso la scuola di Musica di Fiesole e presso l' Istituto di Alta Cultura Pietro Mascagni di Livorno.

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Parte finale dell`Introduzione

Tornando a Beethoven, possiamo affermare che con la sua musica, l’arte finalmente torna per le strade, come lo era stato nell’antica Roma e nella Firenze rinascimentale, non a caso al suo funerale ci fu una partecipazione di circa diecimila persone. Quindi possiamo affermare che con Beethoven la musica fa un passo significativo in avanti verso l’etica ed i problemi politici e sociali, e l’orchestra stessa risente di questa necessità, cercando spazi e autonomie impensabili prima, distaccandosi da quella funzione di intrattenimento nobiliare e regale che fino a quell’epoca aveva ricoperto. Gli strumenti e la loro tecnica, i timpani nel nostro caso, si modificano da Beethoven in poi, non più visti come elementi di rinforzo orchestrale o coloristici, ma come strumento musicale vero e proprio. Come presentare allora questi prodigiosi capolavori agli studenti che per la prima volta si avvicinano a questo straordinario autore? Il mio lavoro nasce quindi dall’esigenza didattica di focalizzare la conoscenza, non più vista come nozione, ma come sviluppo di un percorso globale, dove cultura, tecnica, musicalità e consapevolezza si intreccino in un complesso e più completo percorso, indispensabile per definire quel concetto di formazione continua del musicista, necessario, utile, per una visione a 360 gradi del mondo della musica. Il mio obiettivo è di stimolare uno stile educativo, che modifichi in maniera cosciente progressiva e naturale, la personalità dello studente e il suo modo di vedere la musica, non più solo come abile tecnico strumentista, ma come elemento di un mondo complesso ed in continua evoluzione che lo veda sempre più partecipe, in un ruolo difficile e ma interessante e necessario.

(Rif. Pagina 19)

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