ORIGINE SANNITA
I secondi abitatori di questi luoghi si ritiene siano stati gli Ausoni nominati anche Opici, come erano chiamati dai Greci, con un certo disprezzo, per sottolineare la loro estraneità alla civiltà greca e la loro ignoranza, più conosciuti come Osci o Oschi. Gli Oschi formavano un popolo dedito all`agricoltura, alla pastorizia ed all`artigianato, e, nonostante fossero ritenuti evoluti per quei tempi, non si diedero un`organizzazione politica e militare. La loro forza era rappresentata dall`omogeneità culturale, visto che comuni erano le tradizioni e la lingua parlata, che era quella osca.
(Rif. Pagina 25)
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MEDIOEVO
Si apprende da questo documento che nell’anno 1269 a Riccardo, figlio del maestro Ruggero de Camera, fu restituito il castello di Teora, che al tempo del principe Manfredi fu tenuto da Francesco de Hermeterio per parte di sua moglie Sibilia, che fu la moglie anche del maestro Ruggero. Il vero signore di Teora, in verità, fu Bartolomeo di Tegora, il quale morì senza figli al tempo della ribellione di Capaccio sotto l’imperatore Federico.
E così Ruggero de Camera padre di detto Riccardo era un alto signore presso la Curia Imperiale ed occupò detto Castello.
(Rif. Pagina 36)
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EPOCA CONTEMPORANEA
Seguì il primo grande conflitto mondiale (1915-1918) che impose alla Campania un alto tributo in termini di vite umane e di sacrifici; anche Teora diede il suo contributo di sangue, ed il Comune, in memoria dei suoi 85 figli morti e dispersi in battaglia durante la Grande Guerra, piantò un albero per ognuno di loro, creando allo stesso tempo, all’ingresso del paese i “Viali della Vittoria”, per commemorare l’estremo contributo dato alla Patria da questo intero esercito di valorosi teoresi.
Alcuni di questi eroi accomunati dallo stesso tragico destino:
Angelo Maria Masini di Antonio e di Imperiale Antonia, nato a Teora il 20 agosto 1887, morto il 15 giugno 1918 sul Montello, Sergente 215° Reggimento Fanteria, decorato con medaglia d’argento con la seguente motivazione: “Alla testa del proprio plotone, lo conduceva al contrattacco, ed incurante del pericolo, in piedi, incitava con l’esempio e con la parola i dipendenti. Ferito gravemente, restava al suo posto di combattimento, finché, una nuova volta colpito, lasciava gloriosamente la vita sul campo. – Montello, 15-19 giugno 1918”.
(Rif. Pagina 47)
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CONVENTO DI SANTA MARIA DELLA CONSOLAZIONE
Dal manoscritto del Castellano apprendiamo che a Teora, a sud dell’abitato, vi era un Convento sotto il titolo di Santa Maria della Consolazione, in esso dimoravano quando due, quando tre frati dell’Ordine di San Francesco della Scarpa.
Fu edificato dal dottor Donato Castellano, avo di un avo di Antonio Castellano, autore del manoscritto la Cronaca Conzana, e da un altro omonimo Donato Castellano, marito di Hippolita Scopa, che era del Castello della Baronia, che lo dotò di un mulino e di altri beni. I lavori di costruzione furono continuati da don Berardino Castellano che lasciò 16 ducati annui per eventuali riparazioni da farsi alla fabbrica e per Sante Messe.
(Rif. Pagina 79)
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