Storia della musica irlandese
Graziano Pettinari
Questa Storia della musica irlandese si propone di ricostruire lo sviluppo storico della musica in Irlanda dall’antichità al Settecento. Tale intento è svolto in due momenti. Nella prima parte del libro sono analizzati, in generale, il tema del rapporto tra la musica tradizionale irlandese con la musica colta, i molteplici influssi che si sono sviluppati soprattutto nel corso dell’età romantica, l’interesse anche culturale che la musica irlandese esercitò sulla classe colta di lingua e tradizione inglese. Le ragioni di una tale analisi sono da ricercarsi nella necessità di una definizione di musica tradizionale irlandese e di un approccio di tipo storico ad essa. Nella seconda parte del libro è invece ricostruito, sulla base delle fonti e della storiografia disponibili, lo sviluppo fino all’età moderna della musica in Irlanda a partire dall’immagine che di essa ci hanno consegnato i poemi mitologici irlandesi e le testimonianze degli autori classici. Graziano Pettinari (Cuneo, 1969) si occupa da diversi anni di musica tradizionale irlandese. Sull’argomento ha pubblicato «La musica tradizionale irlandese. Il contesto storico e culturale» (Torino, 2004).
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Dettagli
Libro: |
Bianco & Nero |
Formato: |
14,8 x 21 (A5) |
Copertina: |
Morbida |
Pagine: |
165 |
Categoria: |
Saggi |
Editor: |
Photocity Edizioni |
Lingua: |
Italiana |
Biografia
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Graziano Pettinari
"Nato nel 1969, insegna filosofia e storia alle superiori. Da anni si occupa
di musica tradizionale irlandese. Sull'argomento ha già pubblicato La musica
tradizionale irlandese. Il contesto storico e culturale (Torino, 2004)"
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Stralci
4 Stralci
La rinascita culturale nell’Irlanda di fine Ottocento
Il movimento della Young Ireland, raccolto da Thomas Davis intorno al giornale The Nation, riprendeva politicamente l’ideologia repubblicana di fine Settecento, ma finiva per ritenere possibile un riscatto dell’Irlanda solo a partire da un ideale politico: «La Young Ireland aspirava a una nazione unificata esclusivamente da una dottrina politica, con l’arte al suo servizio e le lettere a far da palo» . Ne nacque una letteratura certo impegnata a diffondere ideali nazionalistici, ma in fondo, a giudizio di Yeats, difficilmente capace di esprimere sinceramente il carattere poetico e immaginativo irlandese, presa com’era a diffondere ideali di tipo patriottico, morale o pedagogico imitando la prosa di Thomas Carlyle: «Raccomandare questo modo di scrivere e presentarlo come letteratura, senza molte riserve e distinzioni, significava – così sostenevo –ingannare se stessi o gli altri. A esaminare una canzone d’amore della nostra campagna si scopriva che non era stata scritta da un uomo innamorato, ma da un patriota che voleva dimostrare come i nostri contadini fossero davvero, per usare le parole di Daniel O’Connell, “i migliori contadini della terra”» .
(Rif. Pagina 56)
La rinascita culturale nell’Irlanda di fine Ottocento
Il movimento della Young Ireland, raccolto da Thomas Davis intorno al giornale The Nation, riprendeva politicamente l’ideologia repubblicana di fine Settecento, ma finiva per ritenere possibile un riscatto dell’Irlanda solo a partire da un ideale politico: «La Young Ireland aspirava a una nazione unificata esclusivamente da una dottrina politica, con l’arte al suo servizio e le lettere a far da palo» . Ne nacque una letteratura certo impegnata a diffondere ideali nazionalistici, ma in fondo, a giudizio di Yeats, difficilmente capace di esprimere sinceramente il carattere poetico e immaginativo irlandese, presa com’era a diffondere ideali di tipo patriottico, morale o pedagogico imitando la prosa di Thomas Carlyle: «Raccomandare questo modo di scrivere e presentarlo come letteratura, senza molte riserve e distinzioni, significava – così sostenevo –ingannare se stessi o gli altri. A esaminare una canzone d’amore della nostra campagna si scopriva che non era stata scritta da un uomo innamorato, ma da un patriota che voleva dimostrare come i nostri contadini fossero davvero, per usare le parole di Daniel O’Connell, “i migliori contadini della terra”» .
(Rif. Pagina 56)
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La continuità nella tradizione: le raccolte musicali e l’ornamento della linea melodica
Un fenomeno importante che aiuta a chiarire notevolmente questo aspetto è costituito dal fiorire, nel corso del Settecento e in concomitanza con quanto avveniva in Scozia e Inghilterra, di tutta una letteratura di raccolte di arie popolari irlandesi che iniziò con la pubblicazione nel 1726 della prima collezione di musica irlandese, intitolata A collection of the Most Celebrated Irish Tunes, pubblicata in quell’anno da John e William Neale. In questa raccolta furono pubblicate per la prima volta le celebri Limerick’s Lamentation e il Lament for Patrick Sarsfield . La raccolta più importante uscì tuttavia nel 1796 ad opera di Edward Bunting. Nella sua General Collection of the Ancient Irish Music Bunting, infatti, ripropose tutte le arie e le melodie che aveva potuto trascrivere, direttamente sul campo, ascoltandole nell’esecuzione viva degli ultimi arpisti del suo secolo, come il famoso Denis Hempson. La raccolta di arie popolari proseguì con la pubblicazione di collezioni musicali di vari autori nel corso dell’Ottocento, tra i quali occorre citare George Petrie e P.W. Joyce.
(Rif. Pagina 73)
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Affinità con le concezioni della Grecia antica
Tra i passi più interessanti per il nostro argomento vi sono nell’Iliade quelli in cui compare la figura del saggio centauro Chirone che, uniti alla testimonianza di età ellenistica del De Musica dello Pseudo Plutarco, consentono di inquadrare una concezione musicale greca più arcaica, anteriore alla stesura dei poemi omerici, nella quale la musica assolveva a funzioni religiose e risanatrici. La presenza della musica e del musicista nell’Odissea attesta quanto emerge nell’Iliade. Il riferimento a Chirone e alla concezione psicagogica e religiosa della musica rimane, però, come uno sbiadito riferimento a un’età più antica rispetto alla quale quella omerica sarebbe successiva.
(Rif. Pagina 103)
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Una testimonianza sulla musica del dodicesimo secolo: Giraldo Cambrense e la polifonia
In ogni caso il documento di Giraldo Cambrense va ad aggiungersi al complesso di quelle fonti sulla polifonia che, oltre ad attestarne l’esistenza nel dodicesimo secolo, consentono agli studiosi di svolgere il problematico compito di rintracciarne le origini. Tra di esse, oltre a quella di Giraldo Cambrense che accenna ad un’originaria radice popolare , si aggiungono quelle di Ubaldo, dell’anonimo autore della Musica enchiriadis e del Micrologus di Guido d’Arezzo. Ma, prima, anche di Giovanni Scoto Eriugena che in un passo del suo De divisione naturae forse fa riferimento alla polifonia . Si tratta tuttavia, nel caso di Giraldo Cambrense o di Giovanni Scoto Eriugena, come è stato notato, di documenti nei quali la terminologia musicale, che non è quella scientifica e moderna sulla quale tutti concordano, può dare luogo a fraintendimenti o a interpretazioni controverse .
(Rif. Pagina 136)
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