Siamo tutti pesci dello stesso mare
Anna Corsini e gli alunni di IIIB
L’idea di raccogliere in un unico testo il lavoro che ho svolto con i miei alunni di terza è nato dal desiderio di fermare il tempo, quel tempo che passa e cancella attimi preziosi di vita. La parola scritta cattura quegli attimi, dà corpo e forma a idee, pensieri, stati d’animo e li restituisce alla memoria. Ecco quindi delinearsi un “libro”, che per i bambini rappresenta l’apoteosi della parola scritta; quell’oggetto “libro” che hanno iniziato a maneggiare timidamente poco dopo i primi giorni di scuola, che adesso sfogliano con destrezza per scoprirvi chissà quale avventura, che ascoltano rapiti tutte le mattine ormai da due anni e che è diventato il nostro rito di apertura, di cui non si può più fare a meno. Ci riappacifica, ci rasserena, dà un valore aggiunto alle nostre mattinate. Mi piacerebbe che questo libro trasmettesse ai lettori la passione che i miei alunni hanno profuso nel mettersi in gioco con attività a volte divertenti, a volte difficili, a volte semplicemente strane. Si sono tuffati senza riserve nel mare della fantasia e hanno nuotato nelle spoglie del pesce che più li rappresenta. La scelta del mare come tema da sviluppare è legata al momento del rientro a scuola dopo le vacanze estive: molti bambini hanno salutato questo luogo tanto amato con un po’ di tristezza e un po’ di nostalgia perché il mare, in una città come la nostra che lo ammira sempre dalla sua finestra, è sinonimo di divertimento, giochi, incontri, tempo libero… Allora ricordarlo attraverso letture e racconti ha reso il distacco meno doloroso, alleviandone lo strappo. Ma … che cos’è il mare? Come recita la geografia “è un’immensa distesa d’acqua salata”. Questa fredda definizione viene raccolta e lavorata dalla poesia e allora il mare si trasforma in una “azzurra coperta” sulla quale la luna e le stelle disegnano un “ponte d’argento”. Queste parole evocano subito un immaginario poetico d’altri tempi, ma hanno lo scopo di avvicinare l’animo alla natura per riappropriarsene e renderla più nostra. Solo così accade che l’acqua “sospira” , l’onda “ride” e “canta”. Il mare viene perciò conosciuto, amato e cantato in poesie e canzoni. Cresce pertanto il desiderio di attribuirgli dei sentimenti, di personificarlo e si stabilisce con esso un legame indissolubile, di sangue. È in quest’ottica che viene considerato in una canzone ormai d’altri tempi come un “grande fratello blu”. E cosa succederebbe se un bambino durante una tranquilla e spensierata passeggiata lungo la battigia trovasse una conchiglia tutta blu che sa parlare? O se a causare le maree fosse un gigante innamorato di un’onda e a provocare le correnti qualche mostro sottomarino? Di sicuro ci costringerebbe a ripensare al mare come ad un luogo misterioso e pieno di fascino… e a rispettare le sue profondità.
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