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Ad occhi spenti

Serena Vestene

Questo florilegio rappresenta un percorso di viaggio, tra i tanti possibili. Il corpo e i sensi a sorreggere in questo cammino. Tra sassi, sole, lacrime e polvere. Rimanendo sulle punte dell`anima. In funambolico equilibrio. Ad occhi spenti.

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Dettagli

Libro: Bianco & Nero
Formato: 14,8 x 21 (A5)
Copertina: Morbida
Pagine: 73
Categoria: Poesia
Editor: Photocity Edizioni
Lingua: Italiana
ISBN: 978-88-6682-409-1

Biografia

foto autore Serena Vestene
Serena Vestene è nata e vive a Verona. La sua poetica è caratterizzata dalla spiccata musicalità, dalla ricchezza di metafore, assonanze, allitterazioni, una poesia che porta lontano attraverso le parole e i suoni, fino ad arrivare alla sua peculiarità stilistica del tautogramma. La sua maturata esperienza poetica la porta a frequentare vari salotti letterari e a organizzare lei stessa rassegne di poesia con la partecipazione di artisti da tutta Italia. Numerose saranno le sue collaborazioni con poeti e musicisti, e da maggio 2019 è¨ entrata come membro all'Ateneo Veneto. Pubblicazioni: "Ad occhi spenti" (Edizioni Photocity, 2013) ; "I volti della luce" (Sotto il Mare Recording Studios -"Eleven Mastering Studio") cd audio con 16 poesie tratte dalla raccolta recitate su musica d' arpa; "Inginocchiata a picco sul cielo" (Robin Edizioni,2018), finalista al X Premio Internazionale di Poesia Don Luigi Di Liegro nel 2019. Sempre nel 2019 pubblica la silloge "Terra di Santi e di perduti in terra" e "La ragazza con l'ombrello" (Boopen Ed.) Serena Vestene è anche pittrice, e peculiare è la sua pittura su velluto.

Stralci

1 Stralci

Velieri sparsi

Raccolgo questi velieri sparsi spersi tra le pieghe dell’aria. Queste delicate peregrinanti piume di pioppo. E nel piccolo tocco a una candida sfera ci si rivive. Anch’io mi sento neve in primavera.

(Rif. Pagina 18)

Recensioni

3 Commenti presenti. Media voto 5/5

Serena 14/12/2014

Recensione dal nr. 36 de "LOSSERVATORE" Cifra del libro, e del poetare di Serena Vestene, può dirsi senz’altro il viaggio, o ancor meglio il movimento. Impossibilità della quiete e moto continuo: un andare dell’io a luoghi più o meno distanti, avventure dello spirito e dei sensi, a bordo d’uno sguardo, d’un riflesso, di un respiro. È un’anima pienamente femminile a guidare il lettore in questi spostamenti: i sensi tesi fino allo spasimo, agli estremi limiti delle loro capacità percettive assicurano all’autrice un senso pieno e vitale dell’essere, dell’esistere. Versi liberi e anafore conferiscono al discorso un’impronta intimistica, riflessiva e a tratti ipnotica (“Tanto che pioveva sera, / e pioveva luce di una luna lontana, / e pioveva nebbia a bagnare le siepi”). Il corpo si riconosce e si protende verso un mondo minerale e vegetale (“sono foglia di magnolia / su di un tetto spiovente”), un universo primigenio che funziona apparentemente in assenza di umanità; ma che, a fronte di questo donarsi totalizzante dell’io, risponde con una fraterna accoglienza, un’intima corrispondenza del sentire (“foresta a linfa del mondo / che del verde del tuo vento fai carezza / e io foglia, mi farei”). L’avventura esteriore porta a regioni lontane, nel tempo e nello spazio; ma ha pur sempre una sua tracciabilità interna. L’io, punto d’arrivo e di partenza, partecipa del viaggio visibile facendone uno parallelo negli abissi della coscienza, in un atto regressivo che lo porta a scoprirsi ogni volta più autentico, più consapevole delle umane fragilità (“noi / sempre più veloci / chiediamo strada / alla nostra caducità”). - Silvia

Voto: 5/5