Prefazione di Velia Maria Damiani
Mettiamo che uno…
si metta in giro per Napoli a guardare con l’occhio che osserva con attenzione, scrutando con curiosità come se avesse una lente d’ingrandimento che non deforma anzi mette in evidenza il particolare, la curiosità, l’eccentricità, il non previsto, il non catalogato, il non ascritto, il non banale, il divergente…
Mettiamo che uno…
passeggi nei giorni festivi, un po’ sonnolenti e pigri nella calura estiva, umidi di pioggia e freddi in inverno, anche in orari inconsueti, con un blocchetto e una penna e ogni tanto fermi sulla carta ciò che lo colpisce…
Mettiamo che uno…
non sia un prete, un filosofo, né un docente di Etica o di Estetica, ma coltivi la religione della Relazione, il credo dei Valori e dei Principi, cioè dei fondamentali della vita associata, che si nutra del cibo della Bellezza e dell’Arte…
Mettiamo che uno…
si “incazzi” e si indigni perché vede il degrado, l’indifferenza, la barbarie, la decadenza senza argini e senza sponde della città e del territorio circostante tanto amati e tanto ugualmente intensamente respinti…
Mettiamo che uno…
si diverta anche come un pazzo alle gag, alle trovate, agli escamotages, alle battute di spirito, alle situazioni tra il comico e il grottesco per cui sono famosi nel mondo i napoletani, che abbia uno sguardo sufficientemente ironico per cogliere anche il non detto e una discreta capacità di analisi della realtà nella quale viviamo…
Mettiamo che sia… Vittorio Milone ad aver fatto tutto questo, ovvero ad aver osservato, “letto”, scrutato, riso, pianto, documentato in maniera fedele alla realtà, e quindi scritto questi deliziosi bozzetti di vita vissuta, durante le sue finte innocenti passeggiate. Con rabbia e dolore talvolta, ma sempre con amore.
(Rif. Pagina 1)
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Ultimo atto
Di ritorno a casa lungo il corso San Giovanni, dopo il Municipio, c’è un enorme portone di ferro di una vecchia fabbrica chiusa ormai da tempo, con una rientranza che nel corso degli anni era diventata una piccola discarica.
Oggi vedo tutto pulito. Forse i “nefandi” si sono… convertiti. A chi? A un santo effigiato a grandezza uomo che è stato dipinto sul portone . Una grossa scritta infatti ci comunica:
“SAN RIFIUTO CONFERITO MARTIRE AI MARGINI DEL PARADISO PROTETTORE DELL’IMMONDIZIA CAPACE DI TRASFORMARLA IN ORO SOLO PER POCHI FEDELI!”
Segue a caratteri cubitali: “NON GETTATE RIFIUTI”.
Evidentemente l’anatema (?) ha funzionato…
Giunto a Portici, mi accorgo che una agenzia di pompe funebri ha tappezzato tutta la città con piccoli manifesti che reclamizzano le “offerte” della ditta (c’è crisi anche in questo settore? Embè si sa, la vita si è allungata…):
FUNERALE TIPO ECONOMICO 1.200 euro
Carro Mercedes
Cassa funebre
Documentazione
Manifesti di lutto
Manifesti di ringraziamento
FUNERALE TIPO MEDIO 1.500 euro
Carro Mercedes limousine
Cassa funebre
Documentazione
Manifesti di lutto
Manifesti di ringraziamento
Manifesti per il trigesimo
Peccato che non citi il funerale di lusso tipo: carrozza con tiro a otto cavalli, carro Bentley o Rolls Royce, cassa in mogano rivestita di lana cashmere, candelieri con vetri Tiffany, catering per i congiunti, ecc.
Chissà se pratichi anche un’offerta 3x2… E per la cremazione nessuna offerta? Sono in tanti a desiderarla.
Come lo scrittore Tom Antogini che ha detto:
“Due ragioni mi hanno sempre reso simpatica la cremazione: la prima, che adoro il caldo, la seconda, la prospettiva di fregare i vermi”.
(Rif. Pagina 240)
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Ritorno a San Potito
Tutta l’attività si svolge sotto gli occhi incuranti di una pattuglia di vigili urbani che presidia l’incrocio. Sopraggiunge, tutta “sparata”, un’auto con a bordo una guardia giurata che accompagna a squarciagola la voce, con volume da discoteca, di un cantante neo-melodico che fuoriesce dall’autoradio di bordo. Davanti a me un ragazzo, sui diciott’anni, corre verso la fermata del bus. Indossa uno di quei nuovi jeans con cavallo basso fermato a stento a metà culo (pardon). All’improvviso si deve fermare poiché il pantalone gli sta calando, se lo alza e continua la corsa. Ridicolo.
In attesa del mezzo pubblico, leggo alcuni dei messaggi scritti dai “soliti ignoti” sul muro di cinta della ottocentesca villa Savonarola. Il primo, scritto evidentemente da un viaggiatore impaziente: “Ma sti cazz e pullman nun passn mai! O ‘ ver!” (sic!)
Il secondo, invece: “Odiamo i carabinieri. Bronx San Giovanni a Teduccio. Data 31/03/06. Ora 20,24”. E’ abbastanza preciso il teppistello… Sotto seguono tre nomi completi di cognomi. Una freccia aggiuntiva, evidentemente posta da qualcun’ altro, indica: “Mafia”.
Il terzo, a caratteri cubitali, dal solito innamorato dal cuore infranto: “Sono perso x te… Conny ti amo…”. Altri due, anch’essi a caratteri cubitali con vernice rossa della stessa mano, il primo, condivisibile: “Meno tasse ai pensionati” e il secondo ad essere sinceri un po’ oscuro: “+ soldi alle vedove 100%”. Ma le vedove di chi? E la percentuale cosa rappresenta, una garanzia? Esistono vedove al 10% il cui marito è morto un poco, poco? E per i vedovi cos’è previsto?
(Rif. Pagina 96)
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