Inizia la passione.
Marta e Lorenzo non riescono a resistere all’amore che li travolge e si lasciano andare senza ritegno.
E’ iniziata così.
Quella sera stessa è venuta a casa mia.
Marco le ha detto che resta fuori fino a tardi, quando lo chiama al telefonino per dirgli che cena con una vecchia amica, appena incontrata e che non vede da tempo.
Facciamo l’amore tre volte in poche ore.
Quando la riaccompagno a casa, in auto, non riusciamo a staccarci, incuranti del fatto che, magari, Marco torna e ci coglie sul fatto.
Per un po’ di tempo ci vediamo quasi tutti i giorni, io trascuro il lavoro, lei inventa le scuse più improbabili per uscire da casa.
Adesso è passato oltre un anno.
Ho l’impressione che Lui abbia capito qualcosa, quando c’incontriamo ha sempre un atteggiamento strano e vedo che osserva il comportamento di Marta nei miei confronti.
Una volta mi ha lasciato solo, con lei, in casa sua, chiedendomi di farle compagnia, che ha da sbrigare una faccenda di un paio d’ore e, poi, andiamo tutti insieme a cena a Trastevere.
Appena esce faccio l’amore nel suo letto.
Una sensazione strana.
Da tempo ho smesso di crucciarmi per l’amico di una vita. Se l’è cercata, maledetto stronzo.
Abbiamo scopato, in tanti di quei modi, che potremmo riscrivere l’intero Kamasutra.
Non si accontenta mai.
A volte devo quasi implorarla per farla smettere e, subito, mi dice che non le basto più, se mi rifiuto va a farsi sbattere da quel nano di Mezzasega, che non ha mai avuto una donna … per quanto è basso e brutto.
Un giorno, che gli ho detto di farlo … me l’ha fatto trovare, a casa mia, in mutande.
Ho scoperto poi che, quando l’aveva fatto arrivare, con una scusa, aveva fatto in modo di rovesciargli una tazza di caffé sui pantaloni e lo aveva convinto, a svestirsi, per lavarglieli.
Quando sono entrato in casa, l’ho trovato che piagnucolava e non sapeva trovare le parole per spiegarmi il motivo per cui era lì, poveraccio.
Ne abbiamo riso per settimane povero Carlo … il suo nome vero.
(Rif. Pagina 21)
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Il volo e l`incontro con Antonella.
L’atterraggio lo fa Marco, un capolavoro di tecnica, morbidissimo, sfiora il terreno, a pelo d’erba, per cento metri prima di toccare.
In direzione troviamo due vecchi amici e, tutti insieme, andiamo a pranzo in un agriturismo nei pressi del campo.
Si chiacchiera di volo, tanto per cambiare.
Io sono distratto da una moretta, in compagnia di tre ragazze, che mi guarda insistentemente.
Mi ricorda qualcuno.
Marco sembra tranquillo, ma non mi rivolge lo sguardo.
Mi alzo per andare fuori a guardare se cambia il tempo, vorrei fare un altro volo.
- Sarà certamente bello fino a stasera, stai tranquillo. -
Mi giro e mi trovo accanto la moretta.
- Non ti ricordi di me? -
La guardo incuriosito e si squarcia un velo …
- Ma si, si, sei Antonella, mi sembravi un viso conosciuto, ti sei fatta grande. -
- Sono passati dieci anni, con papà ci siamo trasferiti a Varese e li ho imparato a volare anch’io. -
Adesso ricordo perfettamente.
Il babbo è un vecchio amico, abbiamo fatto il corso assieme appunto una decina d’anni fa.
- Antonio, caro vecchio amico … come sta? E’ qui con te? Lo vedrei volentieri. -
Il suo viso cambia espressione.
- Papà non c’è più! E’ morto da tre anni, un tumore l’ha portato via in sei mesi. -
Sono colpito, per un attimo non so che dire.
- Mi dispiace, eravamo molto amici, era un bravo ragazzo.-
Era più grande di me di una dozzina d’anni, all’epoca, e Antonella era già una signorinella.
- Sono i fatti della vita – dice lei – non ci si può far nulla. Tu, piuttosto, ti sei sposato? -
Sorride, al mio diniego. La guardo interessato.
- Sei tornata a Roma, adesso? -
- No, sono qui con un’amica che sta imparando a volare, vivo sempre a Varese, con mia madre. -
- Allora sei ancora … -
- Si, libera come l’aria – ride - volo in realtà e con la fantasia. -
- Ti tratterrai molto? -
- No, quattro giorni più o meno, Anna, la mia amica, deve fare l’esame per il primo brevetto. -
(Rif. Pagina 27)
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Lorenzo è sotto inchiesta per omicidio.
Passo le ore più brutte della mia vita.
Si alternano in tre, feroci, sempre con le stesse domande.
A che ora sei rientrato? Con chi? Chi ti ha accompagnato? Ti ha visto qualcuno?
Alle dieci dov’eri? Chi può confermare? Hai fatto telefonate?
Quali erano i tuoi rapporti col Ferragni?
E’ vero che sei l’amante della moglie?
L’hai ucciso tu? E’ vero che gli dovevi dei soldi?
Dov’è il Land Rover?
Non ne posso più!
Uno dei tre perde le staffe e, ad una mia risposta un po’ ironica, mi allenta un manrovescio sulla bocca.
Sanguino da un labbro.
Il tizio esce. Sento che qualcuno urla dietro la porta.
Entra uno nuovo, è in borghese, come gli altri d’altronde, un po’ più anziano, mi porge un fazzoletto di carta.
Si siede davanti a me.
Mi guarda a lungo senza dire niente.
Sono troppo occupato a fermare il sangue e faccio il distratto. Senza perderlo d’occhio.
- E’ vera la storia che ti scopi la moglie da più di un anno? -
Non rispondo subito, lo guardo diritto negli occhi e capisco che è uno che non scherza.
Deve essere uno importante, sarà il capo …
- Si, ci amiamo. -
Altra lunga pausa.
- Perché l’hai ammazzato? -
- Non l`ho ucciso io, lo giuro, ero a casa a dormire. -
- Puoi dimostrarlo? Eri con qualcuno?-
Lo guardo e non posso fare a meno di guardarlo in modo ironico.
- Si, la gatta della vicina! -
Mi pento subito della cazzata e mi aspetto un’altra sberla.
Si alza e si mette dietro alle mie spalle, dove non posso vederlo.
Passano lunghi secondi.
- Dove hai messo il coltello? -
- Quale coltello? -
- Quello che hai usato per ammazzarlo, - ripete monotono.
- Io non ho nessun coltello, solo quelli di cucina, potete controllare che non sono stati usati. -
- L’hai gettato in un cassonetto, dove? -
- Non ho usato nessun coltello e non l’ho ammazzato io! -
Quasi urlo adesso.
(Rif. Pagina 34)
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