Un Mondo Nuovo
Matteo Plevano
In una fase economica di difficoltà, che mette in discussione alcuni dei modelli tradizionali di sviluppo consolidati nel tempo, assistiamo all`emergere di un`economia sempre più attenta al rispetto dell`ambiente e delle risorse del pianeta. Con la Green Economy si sta affermando in modo sempre più incisivo anche l`esigenza di ritrovare una maggior qualità della vita sotto ogni suo aspetto. Questo periodo di grande cambiamento offre l`opportunità di ripensare non solo il modello di progresso economico che ha accompagnato tutto il secolo scorso ma anche di riportare la persona al centro della scena, e con essa i suoi bisogni e desideri più profondi. Partendo da un`analisi sull`uso di psicofarmaci che negli ultimi anni è cresciuto sensibilmente, il testo presenta un`attenta riflessione sulla natura umana, riletta in chiave psicologica a partire dai bisogni fondamentali, per poi osservare come alcuni di essi siano sempre più spesso ignorati per inseguire un modello di consumo illimitato. Alla luce di questo il testo prosegue indicando la necessità di ripensare il concetto di progresso considerando la qualità della vita e il benessere psicofisico come due aspetti essenziali per un reale sviluppo sociale. In particolare emerge l`importanza di attribuire valore e significato al lavoro, riaffermando la finalità dell`attività che si svolge come leva motivazionale per lo sviluppo e fonte di benessere psicofisico per l`individuo. Per questo il concetto di Green Job assume un valore nuovo, legato a componenti motivazionali e psicologiche, e rappresenta quindi una grande opportunità per il miglioramento sociale.
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Dettagli
Libro: |
Bianco & Nero |
Formato: |
14,8 x 21 (A5) |
Copertina: |
Morbida |
Pagine: |
92 |
Categoria: |
Saggi |
Editor: |
Photocity Edizioni |
Lingua: |
Italiana |
Biografia
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Matteo Plevano
Matteo Plevano è un giovane 'pensatore', originale, creativo e coraggioso quanto basta per provare a guardare con occhi nuovi alcuni dei più grandi temi che caratterizzano l'epoca che attraversiamo. Proprio il suo sguardo, privo di sovrastrutture e preconcetti, ci offre la possibilità di osservare con straordinaria lucidità la realtà da un nuovo punto di vista, giovane e profondo.
Nato nel 1983 a Milano, vive a Buccinasco nell'hinterland milanese. Laureato in psicologia del lavoro all'Università di Pavia si specializza frequentando un master in gestione del personale.
Nel settembre 2009 fonda il sito Greenjobs.it che presenta offerte di lavoro legate alla green economy e al no profit.
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Stralci
2 Stralci
Natura umana e adattamento all`ambiente
Quello che è successo negli ultimi 4-5 millenni con
l’evoluzione della società umana è un qualcosa di straordinario
se pensiamo ai milioni di anni di evoluzione delle
specie. Ancor più straordinario è ciò che è avvenuto negli
ultimi secoli, con il ‘900 come secolo emblematico,
in cui l’accelerazione del progresso tecnico, economico e
sociale è stata impressionante.
E’ evidente come questo progresso vertiginoso non ha
consentito un adattamento a livello genetico che avrebbe
richiesto millenni. Ancora di più a livello psicologico le
predisposizioni di personalità, le pulsioni base, le modalità
di affrontare le situazioni e i contesti non hanno avuto
il tempo per plasmarsi alle nuove forme dettate dal
cambiamento. Oggi assistiamo ad un adattamento all’ambiente
non legato ad una selezione naturale ma ad un
adeguamento della propria natura ai contesti che ci circondano.
Come già citato, Freud, ne Il disagio della civiltà, mostra
come questo adattamento abbia delle conseguenze
potenzialmente gravi sul benessere psicologico dell’individuo.
Le strade a questo punto sono due: o si continua a procedere
in questa direzione in cui l’uomo diventa sempre
più meccanismo di un sistema che egli stesso ha creato
oppure si riporta l’uomo al centro del sistema e si modifica
ciò che gli sta attorno. Nel primo caso il malessere
psicologico crescerà sempre di più fino a sfociare se rivolto
all’esterno in esplosioni di violenza, guerre o rivolte
contro il sistema, se rivolto all’interno a tutta una serie
di disturbi psicologici a partire da ansia e depressione,
che se moltiplicati su larga scala sono ugualmente devastanti.
La sfida che intendo lanciare è su come si possono coniugare
la psicologia umana e l’ambiente complesso che
ci siamo costruiti. A mio avviso la soluzione di questo
interrogativo rappresenta la vera e nuova idea di progresso.
(Rif. Pagina 17)
Natura umana e adattamento all`ambiente
Quello che è successo negli ultimi 4-5 millenni con
l’evoluzione della società umana è un qualcosa di straordinario
se pensiamo ai milioni di anni di evoluzione delle
specie. Ancor più straordinario è ciò che è avvenuto negli
ultimi secoli, con il ‘900 come secolo emblematico,
in cui l’accelerazione del progresso tecnico, economico e
sociale è stata impressionante.
E’ evidente come questo progresso vertiginoso non ha
consentito un adattamento a livello genetico che avrebbe
richiesto millenni. Ancora di più a livello psicologico le
predisposizioni di personalità, le pulsioni base, le modalità
di affrontare le situazioni e i contesti non hanno avuto
il tempo per plasmarsi alle nuove forme dettate dal
cambiamento. Oggi assistiamo ad un adattamento all’ambiente
non legato ad una selezione naturale ma ad un
adeguamento della propria natura ai contesti che ci circondano.
Come già citato, Freud, ne Il disagio della civiltà, mostra
come questo adattamento abbia delle conseguenze
potenzialmente gravi sul benessere psicologico dell’individuo.
Le strade a questo punto sono due: o si continua a procedere
in questa direzione in cui l’uomo diventa sempre
più meccanismo di un sistema che egli stesso ha creato
oppure si riporta l’uomo al centro del sistema e si modifica
ciò che gli sta attorno. Nel primo caso il malessere
psicologico crescerà sempre di più fino a sfociare se rivolto
all’esterno in esplosioni di violenza, guerre o rivolte
contro il sistema, se rivolto all’interno a tutta una serie
di disturbi psicologici a partire da ansia e depressione,
che se moltiplicati su larga scala sono ugualmente devastanti.
La sfida che intendo lanciare è su come si possono coniugare
la psicologia umana e l’ambiente complesso che
ci siamo costruiti. A mio avviso la soluzione di questo
interrogativo rappresenta la vera e nuova idea di progresso.
(Rif. Pagina 17)
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Il lavoro come fine o mezzo?
Certamente il lavoro è un mezzo che consente la sussistenza.
Se si continua però a considerarlo semplicemente
un mezzo allora possono emergere i problemi che la società attuale sta attraversando.
L`utilizzo del lavoro come strumento finalizzato solo a
guadagnare soldi può essere oggi controproducente sia
per l`impresa sia per il lavoratore: l`impresa dovrà fare
sempre di più i conti con lavoratori svogliati e poco motivati,
e allora ricorrerà a forme contrattuali sempre più
precarie in cui i lavoratori diventano sempre più `usa e
getta` per garantirsi una motivazione forzata per conservare
il posto; il lavoratore diventerà il prestatore d`opera
per questo o quel committente senza alcun coinvolgimento
motivazionale ma semplicemente dettato dalla
paga del miglior offerente.
Questo modello può funzionare nel breve periodo
come spinta per spremere sempre di più qualcosa che
non ha più sostanza. Negli ultimi anni in Italia è avvenuto
esattamente questo, si è cercato di ottenere sempre di
più sfruttando la flessibilità del lavoro e i nuovi contratti
a termine (o le finte partite iva) ottenendo oggi come risultato
che un`intera generazione di giovani si ritrova
sfruttata, sottopagata ed impossibilitata a poter costruire
un futuro.
Se si vuole guardare veramente avanti, ad un modello
di società migliore rispetto a quella attuale bisogna ridare
l`energia alle persone, ripartire dalla motivazione al lavoro,
ripartire da grandi ideali e grandi sfide che caratterizzeranno
il nuovo secolo. Bisogna ripartire dalla psicologia
delle persone, non da un modello basato sul denaro-consumo-denaro. E allora diventa essenziale parlare di
qualità della vita, di finalità del lavoro, di benessere psicofisico
garantito da comunità in relazione, di passioni,
di sogni.
Il lavoro come fine: svolgere bene qualcosa non solo
perché ci fa guadagnare soldi ma anche perché migliora
la società in cui viviamo.
(Rif. Pagina 74)
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