L`improbabile confusione
Ansimano le ombre quando tutto tace, l`impura assurdità riappare instabile sulle carezze della notte.
A me magica follia mi porti a tratti gli specchi languidi dei giorni passati ed in fine divenire riassaporo dolcemente quel che era il mio vino nostalgico.
In cerca di quel nuovo avvenire mi trovo in motivazioni ingenue e stanche come il lungo tramonto del giorno che nasce e matura sulle spalle del mondo in crescendo.
Vagabonda è la mia mente, diluviante e senza scopo, tremendo il barlume accecante di un invidia spasmodica.
Lascio il cerchio di questo antico rudere e ritrovo il segmento del mio vivere sereno.
A tratti tu eri la mia essenza, prima arte del mio temperamento illogico.
I tuoi occhi alla luna ululavano l`amor di donna che dal cuore inneggiava a quella lontana stella palpitante.
(Rif. Pagina 1)
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Mitica esistenza
And the light returned to remove the darkness as stun by a bell’s ring.
Mitica esistenza che cammini tra di noi ci lasci la speranza dello spirito, e ci guardi, ammiri le nostre spregevoli gesta e lasci al volere il nostro cammino.
Mitica esistenza che ci sfiori come un velo tra le nostre mani, e tutto sembra migliore, ogni preghiera è chiara come la luce del mattino che schiarisce ogni peccato.
Nella nostra anima solo macchie indelebili di un alterno passato.
Without shadows the light ruled.
(Rif. Pagina 5)
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La natura ama nascondersi
La natura ama nascondersi, si diverte ad osservare il mondo.
Il passaggio di mille colori che chiamano arcobaleno con improvvisa genialità.
Nel fuoco brucia l’odore di milioni di particelle di vita con analisi mentali e olfattive.
Ricerco la mia anima dentro gli alberi e nel cielo, percorro fortemente i venti dell’est, la lunghezza d’onda del mio Io che naviga su un battello di follia che veleggia giostrando le proprie spedizioni.
Come viaggia una nave sugli abissi? Come un marinaio che fa e disfa le sue reti dopo aver pescato la sua sopravvivenza.
Nell’orizzonte tramonta una luce vastissima come se fosse scesa la resa dell’aria: vivere, morire, come privi d’ossigeno.
Il cuore scende sul mondo e lo priva di ogni male.
Un fulmine accende il sereno e ci governa silenziosamente sui dolori terrestri.
(Rif. Pagina 13)
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Lettera di un peccatore
Maggio 1954.
Sono rinchiuso qui, da tanto tempo, che non vedo più il sole, ma solo spine negli occhi e nel cuore, sono stato lasciato al mio destino, come un povero cavallo zoppo da abbattere, io mi reputo innocente, mentre la sentenza mi ha condannato a morte.
E sento i treni in lontananza fischiare, e ricordo i miei viaggi da ricercatore, poi uno strano omicidio mi ha reso schiavo di queste quattro mura.
E cerco l’amore che avevo li fuori, ed avevo anche la luna, ma adesso ho perso tutto anche la voglia di parlare e di reagire a questa stupida legge.
I giorni mi allontanano per poco da quella fune, li conto come attese, il cuore non lo sento più forse si è spezzato sotto le menzogne dette e scritte.
E ricordo mia madre, il sorriso dolce di una donna, e mio padre lavoratore nei campi di zafferano, i miei fratelli correre nei prati.
Adesso sono ormai un’ essenza vuota, non ho nessun futuro ed il destino si è dimenticato di me.
Il giorno è giunto, “mio Dio!, aiutami!”, quanto sembra vicina la forca, quanti passi, e quanti occhi su di me, mi condannano col solenne sguardo, una lacrima accese quel giorno rovente.
La mia anima abbandonò queste morenti spoglie velocemente.
(Rif. Pagina 22)
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