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Memorie di un marinaio

Maurizio Massa

Le storie parallele del pirata Calico Jack Rackam vissuto a cavallo tra il 17° e il 18° secolo e quella contemporanea del marinaio John mostrano la sostanziale continuità di chi naviga, sospinto dal desiderio di una assoluta libertà e dall’amore per la natura, a prescindere da circostanze contingenti quali possono essere il tempo, la tecnologia e persino la legalità e la pietà. Anche i tesori rappresentano più un mezzo contingente che un fine ultimo, dato che vengono continuamente nascosti, spostati e ancora nascosti e quando potrebbero servire per condurre una vita beata, tutto si rimette in moto alla ricerca di una inafferrabile, mitica libertà che alla fine produce la morte ripetuta nei secoli, anche dopo una possibile metempsicosi.

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Dettagli

Libro: Bianco & Nero
Formato: 14,8 x 21 (A5)
Copertina: Morbida
Pagine: 330
Categoria: Narrativa
Editor: Photocity Edizioni
Lingua: Italiana
ISBN: 978-88-6682-182-3

Biografia

foto autore Maurizio Massa

Stralci

7 Stralci

La perdita del "legno" di Calico.

In men che non si dica, sentii schioccare le vele sotto la furia del vento che, subito, le strappò in brandelli che iniziarono a sbattere nell’aria provocando un minaccioso frastuono che prese a martellarmi nelle orecchie. Non udii nient’altro fino allo schianto provocato dalla rottura degli amantigli dell’albero di trinchetto. Il pennone si ripiegò su se stesso fino alla rottura della trozza che lo legava all’albero, la drizza si spezzò schioccando come una corda di violino e l’asta si fiondò sul ponte pericolosamente. L’albero stesso, senza più manovre sorrettive, cominciò a vibrare ripiegandosi al vento, strattonando lo strallo di gabbia che rendeva saldi il trinchetto e il maestro. In mezzo alla schiuma, al sale, alle urla dei miei compagni mi precipitai verso il timoniere, Robert McCallagan, per fissare la cima che lo assicurava. Fu inutile. Un frangente di impressionanti dimensioni, una valanga d’acqua spazzò via l’intero cassero. Il timoniere non tentò neppure di stringere la ruota. L’acqua lo travolse e lo trascinò fuori bordo. Fu quasi contemporaneamente che lo strallo si ruppe. Il trinchetto vibrò violentemente e crollò sul ponte rovinando sul bompresso. La parte più alta del Maestro – ormai sostenuta solo dal paterazzo - si incurvò fino a spezzarsi, trascinando con sé il pennone di gabbia che rovinò anch’esso sulla coperta. La parte dell’albero sotto la coffa cominciò ad agitarsi come un’anguilla, finché non si spaccò con un fragore coperto solo dai ruggiti del tuono. Poi fu solo confusione, agitazione, vocio, invocazioni disperate, gemiti, scricchiolii, scompiglio. (...) L’imbarcazione cominciò a inclinarsi; l’acqua imbarcata non poteva più essere scaricata. Il legno era perso. Lo schianto che decretò la fine della imbarcazione fu talmente violento che quasi nessuno avvertì la propria fine.

(Rif. Pagina 23)

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