Incipit
«Rufus!»
La voce aspra e perentoria del centurione Heraclius, mio diretto superiore, si faceva sentire per l`accampamento, importuna ed inopportuna come sempre.
«Dove ti sei cacciato, guercio maledetto?... Che Giove ti fulmini!… Presentati immediatamente a rapporto!»
Il centurione era soprannominato Ellenico per la sua predilezione per le prostitute greche che seguivano l`esercito e per le quali dissipava la gran parte del suo soldo, ma che riteneva molto più interessanti e piacevoli delle lupe romane, in quanto più disinibite ed esperte.
«Eccomi ai tuoi ordini, centurione Ellenico.»
Mi guardò con occhi torvi, ma non replicò al fatto che l`avessi pubblicamente chiamato con quell`appellativo, limitandosi semplicemente a grugnire un «Hum!...» e ad abbaiarmi contro un altro perentorio comando:
«Ti vogliono nella tenda del prefetto. Subito!»
Eravamo acquartierati fuori dalla mura della colonia romana di Julia Augusta Taurinorum¹.
I campi erano trasformati dalle incessanti piogge, che Giove Pluvio mandava come ulteriore castigo, insieme con le nebbie perenni, con quella bruma, che, come l`ombra notturna, rendeva tutto eguale, agli abitatori di quelle terre già di per sé inospitali, in un acquitrino, che rendeva oltremodo difficoltoso il procedere dei carri e che impastoiava le zampe dei cavalli ed i calzari chiodati dei soldati. Ma il prefetto del pretorio e comandante della cavalleria e della fanteria, il valentissimo Ruricio Pompeiano, aveva preferito quella sistemazione disagevole piuttosto che alloggiare nella città, non fidandosi della lealtà della popolazione della colonia.
E mai premonizione fu più opportuna, anche se non bastò a scongiurare gli infausti eventi che seguirono!
(Rif. Pagina 20)
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