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IN HOC SIGNO

LUIGI CUNTI

«Infatti, la storia è scritta, sì, dai vincitori, ma è fatta anche dagli sconfitti.» Le vicende per la conquista del trono dell`impero romano, che portarono alla vittoria definitiva di Costantino, nella battaglia di ponte Milvio del 28 ottobre dell`anno 312, con il leggendario fatidico segno nel cielo, narrate da un legionario dello sconfitto Massenzio, con l`intensità emotiva di un romanzo di avventura.

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Dettagli

Libro: Bianco & Nero
Formato: 14,8 x 21 (A5)
Copertina: Morbida
Pagine: 282
Categoria: Narrativa
Editor: Photocity Edizioni
Lingua: Italiana
ISBN: 978-88-6682-562-3

Biografia

foto autore LUIGI CUNTI
Luigi Cunti è nato a Roccaromana (Caserta) nel luglio 1953.
È laureato in giurisprudenza presso l’Universita’ degli Studi “Federico II” di Napoli, con una tesi in storia del diritto romano.
Ha svolto per oltre quarant’anni la professione di segretario comunale.
Vive a Fiorano Canavese (Torino).

Stralci

1 Stralci

Incipit

«Rufus!» La voce aspra e perentoria del centurione Heraclius, mio diretto superiore, si faceva sentire per l`accampamento, importuna ed inopportuna come sempre. «Dove ti sei cacciato, guercio maledetto?... Che Giove ti fulmini!… Presentati immediatamente a rapporto!» Il centurione era soprannominato Ellenico per la sua predilezione per le prostitute greche che seguivano l`esercito e per le quali dissipava la gran parte del suo soldo, ma che riteneva molto più interessanti e piacevoli delle lupe romane, in quanto più disinibite ed esperte. «Eccomi ai tuoi ordini, centurione Ellenico.» Mi guardò con occhi torvi, ma non replicò al fatto che l`avessi pubblicamente chiamato con quell`appellativo, limitandosi semplicemente a grugnire un «Hum!...» e ad abbaiarmi contro un altro perentorio comando: «Ti vogliono nella tenda del prefetto. Subito!» Eravamo acquartierati fuori dalla mura della colonia romana di Julia Augusta Taurinorum¹. I campi erano trasformati dalle incessanti piogge, che Giove Pluvio mandava come ulteriore castigo, insieme con le nebbie perenni, con quella bruma, che, come l`ombra notturna, rendeva tutto eguale, agli abitatori di quelle terre già di per sé inospitali, in un acquitrino, che rendeva oltremodo difficoltoso il procedere dei carri e che impastoiava le zampe dei cavalli ed i calzari chiodati dei soldati. Ma il prefetto del pretorio e comandante della cavalleria e della fanteria, il valentissimo Ruricio Pompeiano, aveva preferito quella sistemazione disagevole piuttosto che alloggiare nella città, non fidandosi della lealtà della popolazione della colonia. E mai premonizione fu più opportuna, anche se non bastò a scongiurare gli infausti eventi che seguirono!

(Rif. Pagina 20)

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