La guerra dei "coppini".
<<...Ma la Patria chiamava in causa anche le casalinghe, donne che senza quasi rendersene conto si ritrovarono a dover donare perfino casseruole e pentole di rame, un indispensabile corredo domestico necessario alle attività quotidiane, ancor più necessario se si pensa che le donne italiane spesso ne inventavano una più del diavolo per cucinare un pasto caldo alla famiglia. Ma se per le fastidiose targhe in ottone, presenti negli eleganti androni dei palazzi partenopei, vi era una ricompensa morale con la consegna di un bel cartoncino che avrebbe sostituito il metallo dato alla Patria, nelle case comuni iniziò la curiosa ‘guerra dei coppini’ con sotterramenti segreti di posate, pentole e attrezzi domestici, generando, manco fosse presente un tradimento di coppia, delle furibonde liti coniugali...>>
(Rif. Pagina 90)
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Napoli e Padova unite nella tragedia. Il soldato Benedetto Ferriol e la strage del Bastione Impossibile.
<<...Per comprendere meglio il dramma che il nostro
popolo, con le sue tradizioni, i suoi limiti, le sue genialità, e le sue paure, subì durante gli anni quaranta, è opportuno e utile fare un salto temporale e geografico per raccontare la storia di un giovanissimo artigliere di Napoli, Benedetto Ferriol, che prestando servizio presso il "20° Reggimento Artiglieria Piave" a Padova, altra città massacrata dai bombardamenti alleati, condivise l`ultimo respiro con circa duecento cittadini locali coinvolti nella strage del Bastione Impossibile. Capitale umano e capitale culturale uniti da nord a sud nel sangue, nelle distruzioni, nell`assurda perdita di intelligenze ed esperienze del presente e del passato. Napoli e Padova, città d`arte accomunate dalla perdita di due luoghi simbolo della religione e della storia d`Italia: Santa Chiara e gli Eremitani. Due straordinarie espressioni della nostra tradizione dichiarate, dagli incaricati al recupero dei nostri beni culturali coinvolti nella guerra, sostanzialmente irrecuperabili rispetto al resto delle strutture storiche bombardate in Italia. Napoli e Padova. La prima massacrata dall`inizio della guerra, la seconda colpita al cuore durante il periodo più critico del conflitto al nord: il 1944...>>
(Rif. Pagina 161)
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Il cacciatore d`arte.
«...Il furbo cacciatore Hermann [Göring], mentre si avvicinava la prevedibile rovina, durante la festa per il suo cinquantunesimo compleanno mostrava senza remore e con un orgoglioso sorriso la stupenda "Danae" di Tiziano, una meravigliosa tela custodita precedentemente a Capodimonte.[...] Se nel `39 Göring possedeva solo 200 oggetti d`arte, al momento del suo arresto gli Alleati inventariarono, nella sua grandiosa collezione, più di 2000 oggetti, tra cui 1375 quadri, alcuni dei quali, di elevatissimo pregio, usati come capoletto nel suo Castello di Carinhall in Brandeburgo. Oltre ai dipinti, il Reichmarschall aveva però accumulato anche 250 sculture, più di 100 arazzi, circa 200 pezzi di mobilio antico, vetri mosaicati, tappeti persiani e centinaia di piccoli oggetti preziosi di grande rilevanza artistica. Purtroppo, diversi oggetti della collezione provenivano da quella barbara operazione di saccheggio iniziata a Montecassino, trafugati, quindi, dai tesori di Napoli. Quel sorriso beffardo sarebbe durato fino alla cattura e al suicidio del 1946 a Norimberga, quando la festa del 12 gennaio `44 era oramai solo un ricordo sbiadito e senza più vita...»
(Rif. Pagina 404)
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La seconda tragedia di Pompei.
<<...I danni inferti all`area archeologica, come confermato anche da Radio Londra pochi giorni dopo il deplorevole attacco, erano da attribuire alla presenza di un comando tedesco in un albergo vicino Porta Marina, questione dibattuta ancora oggi perché esso sostanzialmente non esisteva [...]. Così, se Radio Londra giustificava lo scempio promettendo che non si sarebbe mai più ripetuto,affermazione ancora una volta falsa, nella realtà dei fatti l`area archeologica aveva subito danni al Macellum, al Tempio di Giove, alle Terme, ai granai del Foro, alla Mensa Ponderaria, al Teatro Grande e alla Palestra Sannitica, e dalla stessa mappa si osservava una sostanziale copertura a tappeto del sito con danni più o meno gravi ovunque. La grottesca considerazione, su questo ed altri bombardamenti, è tutta contenuta negli stessi report americani, e ancor più nel Final Report dell`AMGOT, cioè del Governo militare alleato dei territori occupati, nel quale praticamente si legge che gli ordigni caduti su Pompei furono «... duecento bombe sprecate... ». Sostanzialmente, tra le righe, gli stessi report angloamericani ammisero che tranne i danni al nostro patrimonio archeologico, le bombe non furono utili a nessuna questione militare. [...] L`unico risultato, accertato, restava la deturpazione di un patrimonio storico che non apparteneva esclusivamente al nostro Paese, ma all`intera umanità...>>
(Rif. Pagina 149)
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San Pietro Infine, la Pompei del `900.
<<...San Pietro Infine, passata dalla secolare
bellezza medievale alla tragedia della guerra moderna, era
improvvisamente diventata una protagonista delle cronache
hollywoodiane. A causa della quasi completa distruzione del
tessuto urbano, e del suo conseguente abbandono, fu poi
definita la "Pompei del `900". Proprio per la completa
devastazione del suo territorio, nel dopoguerra il paese fu
ricostruito più giù verso la vallata, e, nonostante nel 1959
Mario Monicelli lo avesse nuovamente usato come set
cinematografico, per realizzare quasi ironicamente alcune scene del famoso film La grande guerra, con Alberto Sordi e
Vittorio Gassman, il borgo fu lasciato in uno stato di completo
abbandono. Non servirono i tentativi di rianimare il paese
ricostruendo, ad esempio, la Chiesa Madre di San Michele
Arcangelo, e soprattutto l`asilo infantile. Purtroppo, proprio
grazie ai soldi concessi dall`amministrazione pubblica per
riparare i danni di guerra, si accelerò inevitabilmente la
costruzione del nuovo centro...>>
(Rif. Pagina 220)
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Una partita a sei: l`inizio delle operazioni di Rodolfo Siviero.
<<...Inoltre l`ambasciata tedesca in Italia,
oramai uno dei più attivi centri di raccolta e smistamento di
questi acquisti sostanzialmente illegali, tra il `41 ed il `42,
contrattando con numerosi antiquari privati di Roma, Milano,
Torino, Firenze, Genova e Venezia, riusciva a completare
operazioni di rilievo consentendo, ad esempio, l`acquisto di
opere di artisti del calibro di Tiepolo, Tintoretto, Tiziano,
Raffaello e Leonardo. La partita s`era fatta dura e mentre
Rodolfo Siviero, all`inizio della sua personalissima epopea era
impegnato a tener d`occhio i nazisti, a infiltrarsi ed introdurre
informatori nei salotti culturali e in diversi apparati statali per
seguire gli spostamenti delle opere verso la Germania, dalla
quale era stato sostanzialmente cacciato nel 1938 perché uomo
non gradito, il preoccupato ministro Bottai emanava circolari
interne per tentare di fermare questa occulta spoliazione
dell`arte italiana. Ancora una volta fu Galeazzo Ciano, genero
del Duce, a dar man forte ai tedeschi, consentendo, tra l`altro, la
vendita delle tavole tardogotiche dell`altare maggiore della
chiesa di Vipiteno, che mostravano scene della passione di
Cristo e della vita di Maria, realizzate finemente dal maestro
tedesco Hans Multscher di Ulm. Il curatore museale di Göring
in persona, Walter Andreas Hofer, un mercante abilissimo,
riusciva a battere ancora una volta un Bottai sempre più in
crisi, con un ministero oramai svuotato delle sue funzioni per
accontentare i vertici nazisti
(Rif. Pagina 388)
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