Dettagli
Libro: |
Bianco & Nero |
Formato: |
14,8 x 21 (A5) |
Copertina: |
Morbida |
Pagine: |
148 |
Categoria: |
Narrativa |
Editor: |
Photocity Edizioni |
Lingua: |
Italiana |
Biografia
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Alberto Camerra
Alberto Camerra nasce a Limbiate (MB). Ha scritto racconti e pubblicato su due antologie. Menzione d'Onore letteraria a Valeggio Sul Mincio. Prima di Luna senza Inverno, ha scritto Fiori nella Neve e Al & Bo - la costola di Adama, entrambi best seller per Photocity Edizioni, e il blook Esdy.
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Stralci
3 Stralci
Capitolo 1 (prima parte)
Non sapeva quale ora del mattino fosse.
Sempre che si trattasse ancora di mattino.
Da quando si trovava ad Aspen, Steve non dava più importanza al trascorrere del tempo.
Il tranquillo paesino canadese era isolato tra la neve e le cime. Il luogo adatto per chi, come lui, desiderasse lasciarsi alle spalle la vita passata per immergersi in qualcosa di immoto.
Non aveva preso alcuna decisione in merito, semplicemente si era lasciato trasportare dagli eventi.
Ufficialmente non poteva più combattere né solcare il tappeto di un ring. Lo avevano stabilito i dottori.
« Signor Travel, la sua schiena è malridotta... il collo messo persino peggio: deve assolutamente lasciare la sua attività o finirà su una sedia a rotelle! »
gli avevano annunciato senza mezzi termini
“Tipico dei dottori!”, aveva pensato Steve.
Ma aveva capito di dover dare loro ascolto.
Gli ultimi incontri disputati si erano rivelati un tale disastro, la fisioterapia un palliativo inutile. E il dolore insopportabile.
Quello era però il business, e quando non servivi più dovevi lasciare.
Del resto, un wrestler quarantenne aveva ancora davanti altri pochi anni di attività prima di essere costretto al ritiro.
All’inizio, disponeva di una discreta somma risparmiata nel corso della carriera.
Ma investimenti sbagliati e costose cure per la schiena avevano assottigliato vistosamente il suo conto in banca.
La bottiglia si era perciò sostituita alle medicine. - segue
(Rif. Pagina 9)
Capitolo 1 (prima parte)
Non sapeva quale ora del mattino fosse.
Sempre che si trattasse ancora di mattino.
Da quando si trovava ad Aspen, Steve non dava più importanza al trascorrere del tempo.
Il tranquillo paesino canadese era isolato tra la neve e le cime. Il luogo adatto per chi, come lui, desiderasse lasciarsi alle spalle la vita passata per immergersi in qualcosa di immoto.
Non aveva preso alcuna decisione in merito, semplicemente si era lasciato trasportare dagli eventi.
Ufficialmente non poteva più combattere né solcare il tappeto di un ring. Lo avevano stabilito i dottori.
« Signor Travel, la sua schiena è malridotta... il collo messo persino peggio: deve assolutamente lasciare la sua attività o finirà su una sedia a rotelle! »
gli avevano annunciato senza mezzi termini
“Tipico dei dottori!”, aveva pensato Steve.
Ma aveva capito di dover dare loro ascolto.
Gli ultimi incontri disputati si erano rivelati un tale disastro, la fisioterapia un palliativo inutile. E il dolore insopportabile.
Quello era però il business, e quando non servivi più dovevi lasciare.
Del resto, un wrestler quarantenne aveva ancora davanti altri pochi anni di attività prima di essere costretto al ritiro.
All’inizio, disponeva di una discreta somma risparmiata nel corso della carriera.
Ma investimenti sbagliati e costose cure per la schiena avevano assottigliato vistosamente il suo conto in banca.
La bottiglia si era perciò sostituita alle medicine. - segue
(Rif. Pagina 9)
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Capitolo 1 (seconda parte)
L’intorpidimento della mente è di gran lunga più sopportabile del dolore fisico.
« Gatto... sei ancora qui...? »
Il felino dal pelo bianco, sua unica compagnia, aveva deciso di propria volontà di stabilirsi nella piccola casa montana insieme a lui.
Steve si alzò dal letto barcollando, la testa simile a un grosso pallone appesantito dal troppo gas iniettato dentro il telo.
Sorrise.
Gatto era accovacciato a pochi metri dal letto.
Non era riuscito a trovargli un nome adatto, ci aveva anche pensato su per un po’, ripromettendosi che comunque, presto o tardi, glielo avrebbe trovato, un nome.
Per ora, “Gatto” gli appariva la scelta migliore.
In fondo dubitava che il felino gli avrebbe mai dato retta con qualunque nome.
A differenza di un cane, il gatto non necessita di particolari cure, e gliene era grato.
Non riusciva neppure a badare molto bene a sé stesso, figurarsi a un animale domestico.
Gatto non gli chiedeva nulla.
Arrivava quando meno si aspettava di vederlo per sparire nel momento più inaspettato. Spesso facendogli compagnia per l’intera notte, a volte restando con lui anche per una parte del giorno. Adesso aveva deciso di muoversi.
Attraversando il bilocale si diresse verso la massiccia porta in legno che disponeva di una piccola porticina bassa e centrale.
Muovendosi pigramente quanto il felino, Steve si avviò verso la finestra sopra il lavandino per far entrare la luce ora frenata da uno scuro in legno di quercia.
Con una mano, di riflesso, si protesse gli occhi mentre uno spiraglio di sole illuminava la stanza. - segue
(Rif. Pagina 10)
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Capitolo 1 (terza parte)
Qualche istante dopo vide Gatto già a diversi metri di distanza dalla casa.
Poi, mentre stava per distogliere lo sguardo, si accorse di qualcosa di inedito nel paesaggio coperto da un basso manto nevoso.
Non riuscì a definire immediatamente di cosa si trattasse: solo, l’istinto gli suggeriva una variazione esattamente nella direzione presa dal grosso felino bianco.
Strofinò gli occhi arrossati per mettere meglio a fuoco e infine, li vide: due fiori.
Rimase a bocca aperta per la visione inaspettata.
Non capiva di che tipo fossero.
Ma la loro bellezza era sin troppo evidente per passare inosservata.
Un azzurro acceso che sfumava in turchese e giallo avvolgeva i petali che prepotentemente si stagliavano sopra due paia di gambi verde intenso.
Non rammentava da quanto tempo non vedesse qualcosa di altrettanto bello.
Poi, soffocati dalla neve, il rumore di passi che si avvicinavano distolse il suo sguardo dai fiori.
Un sorriso solare, persino fuori posto se raffrontato all’inverno di Aspen, illuminò repentino il suo campo visivo.
« Buongiorno... »
gli disse la ragazza dai capelli corvini mentre il calore del suo corpo formava una leggera nuvoletta che le usciva dalla bocca.
Steve ricambiò il saluto con un cenno del capo.
Quindi lei passò oltre la casa, oltre i fiori immersi nella neve.
(Rif. Pagina 11)
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