I compiti delle vacanze
Ufficialmente Giampa il primo pomeriggio lo passava a fare i compiti delle vacanze. In realtà da una buona parte dei compiti si era autoesentato. Tanto i prof non li controllano mai... o almeno era quel che sperava. Così la maggior parte del tempo se ne stava tranquillamente sdraiato a leggere i vecchi gialli presi dallo scaffale in alto.
Lo zio Lino ai tempi della scuola doveva aver avuto una vera passione per i libri gialli. Giampa dormiva in quella che era stata la sua camera, e i libri erano rimasti lassù: bastava salire in piedi sul letto e allungarsi in punta di piedi per prenderli. Ce n’erano tantissimi, di quelli che si vendevano in edicola negli anni sessanta e settanta, tutti impilati alla rinfusa.
Giampa cercava di interessare i suoi amici ai libri che leggeva, raccontandone le trame con entusiasmo, ma solo Andrea talvolta mostrava un certo interesse. A Giampa, come a suo tempo a Zio Lino, piacevano molto i gialli: trovava che descrivevano un mondo, purtroppo inesistente, in cui il crimine si poteva combattere con successo usando l’intelligenza e la riflessione. Gli sarebbe piaciuto essere un investigatore di quel mondo lì, magari un giovane investigatore, come i protagonisti dei gialli per ragazzi. Invece era un ragazzino di questo mondo qui, dove riflettere e fantasticare dalla mattina alla sera non serve proprio a niente.
(Rif. Pagina 4)
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Fuga dal cimitero
Mezzo secondo dopo erano, non si sa come, tutti fuori dal cimitero. Roba che ci avevano messo mezz’ora per riuscire a entrare. E correvano. A Giampa sembrò di aver impiegato cinque minuti a ri-percorrere lo stesso tratto, quello tra il dirupo e il boschetto, che all’andata aveva richiesto più di mezz’ora. Adesso era in discesa, vabbè. Ma è sempre una bella differenza.
(Rif. Pagina 14)
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La vipera `mbriaca.
Naturalmente Lorenzo si sbagliava. Peppino ’o stagnaro una vol-ta era stato morso a una mano da una vipera arretu ’u monte, a due passi da dove stavano loro in quel momento. Si era salvato inci-dendo la ferita col suo coltellino. Una volta tutti gli adulti avevano un coltellino, un po’ come oggi hanno il cellulare. Peppino era arri-vato all’osteria di sotto barcollando, succhiando il sangue e spu-tando, succhiando il sangue e sputando. E poi lo avevano portato in ospedale per fargli una pera di antidoto. Ma era successo vent’anni prima. Sua moglie, buonanima, diceva che quando gli avevano fatto le analisi del sangue avevano trovato: liquido alcoolico con tracce di sangue, e che lui si era salvato per quello. Gli amici suoi che poi andarono a cercare la vipera armati di bastone, lì per lì non trovarono niente. Ma pochi giorni dopo Zapparella – nessuno lo chiamava mai per nome né per cognome – era ridisceso trionfante con una vipera morta. Disse che l’aveva trovata ancora mezza ’mbriaca, e per questo era stato facile menaje ’na mazzata ’n testa.
(Rif. Pagina 19)
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Nel campo
A Giampa i fusti di sconosciute graminacee arrivavano fino al petto. Gli pizzicava il naso e trovava molto spiacevole non poter vedere dove metteva i piedi. Le piante gli crepitavano sotto le scarpe e milioni di insettini infastiditi gli turbinavano intorno, mentre avanzava in quel mare vegetale e secco. Non era contento neanche di disobbedire alla nonna. E sì che la nonna glielo aveva sempre raccomandato di non andarci nell’erba alta. E la nonna, non ne sapeva forse più di loro? Non si era tante volte dovuto accorgere che, pure se non aveva finito neanche la scuola media, alla fine, accidenti, aveva sempre ragione lei?
(Rif. Pagina 21)
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Le croci nere
E poi c’erano quelle croci nere di ferro battuto, su cui le iscrizioni, se mai c’erano state, erano ormai illeggibili. Quelle erano le più inquietanti di tutte. Se ne stavano oblique, pendenti da un lato, co-me se qualcuno le avesse appena infilzate un po’ frettolosamente nella terra. Lì. Lì sotto sì che ci potevano abitare delle creature malvagie, dei vampiri che uscivano la notte e rientravano precipitosamente sul far dell’alba. Per questo le loro croci erano tutte storte
(Rif. Pagina 40)
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Cos`è che ti fa veramente paura?
– Hai paura? – chiese Lorenzo.
L’amico scosse la testa.
– Senti Giampa, tu sei entrato nel sepolcro al cimitero, e ora sei qui con me. Ma tu non hai mai paura di niente?
Dopo un breve silenzio Giampa sussurrò:
– Solo delle gare di nuoto.
– Eh?
– Delle gare di nuoto. Poi ti spiego. E tu? Cos’è che ti fa veramente paura?
– Suore, – rabbrividì l’amico.
(Rif. Pagina 121)
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