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La Divina Commedia avanti Dante

Charles Labitte

Dante Alighieri le le fonti d`ispirazione della Divina Commedia antecedenti al poema: L`antichità — Er l`armeno — Tespesio — la Bibbia, le prime visioni cristiane — Carpo — Saturo — Perpetua — Cristina, il soldato di Gregorio il Grande — Traiano in cielo — i pellegrini di San Macario — San Fursi — San Salvo, il sogno di Gontram — l`inglese Dritelmo — il resuscitato di San Bonifazio — Dagoberto — Carlomagno — Wettin, il prete degli annali di San Bertino — Bernoldo — Carlo il Grosso — la fine del mondo, San Brandano — il sermone di Gregorio VII — Alberico — Odilon de Cluny — la caverna di San Patrizio — Timarione, l`invasione del grottesco per mezzo dei trovieri — Adam de Ros — Rutebeuf — Raoul de Houdan — Fabliaux, dipinti e sculture — i misteri rappresentati a Firenze — il Tesoretto di Latini — Dante. Nel saggio di Charles Labitte, qui in traduzione italiana

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Dettagli

Libro: Bianco & Nero
Formato: 14,8 x 21 (A5)
Copertina: Morbida
Pagine: 88
Categoria: Saggi
Editor: Photocity Edizioni
Lingua: Italiana
ISBN: 978-88-6223-208-1

Stralci

8 Stralci

L`antichità — Er l`Armeno — Tespesio — la Bibbia

Dante ha conosciuto l`antichità come la si poteva conoscere nel XIII secolo. Non solo ignorava queste tradizioni dell`Egitto sulle forme della vita futura, che l`immaginazione sapiente di Champollion ha forse spiegato ed abbellito; non soltanto queste grandi leggende dell`India che la scienza moderna lambisce appena, gli erano sconosciute, ma non aveva conosciuto la Grecia e Roma che attraverso i poeti e i filosofi la cui gloria rimaneva popolare nelle scuole, Platone, Aristotele, Virgilio. Di tutto il resto, non sapeva nulla all`infuori di nomi propri. Aveva letto Omero? Questione insolubile, poiché gli eruditi discutono ancora per sapere se comprendesse il greco. Quel ch`è certo è che Omero è il più antico predecessore dell`Alighieri; il suo Inferno è il più antico di quelli conosciuti; è l`infanzia dell`arte. L`altro mondo, infatti, non è per lui ben distinto dal mondo in cui viviamo. Ciò è detto apertamente in un verso dell`Iliade1, ma nell`undicesimo libro dell`Odissea, la situazione degli Inferi è più indeterminata ancora, se possibile. Ulisse vi penetra non si sa come, seguendo l`ombra di Aiace e ne esce per risalire poi sulla sua nave. Quasi nessuna traccia di questo episodio dell`Odissea si ritrova nella Divina Commedia. È a malapena nominato il gigante Tizio che copriva nove arpenti del suo corpo, con disdegno dall`Alighieri. La sola eco che risuonasse egualmente nei due poemi, è questo clangore dei morti, ??a??? ?e????, che Omero compara in così ammirevoli termini, a quello degli uccelli spaventati che fuggon d`ogni parte. È attraverso Virgilio che una lunga ed amorevole pratica gli aveva reso familiare, che Dante ha soprattutto conosciuto l`antichità. Così si è dato anche per guida questo maestro nel suo terribile pellegrinaggio; così ha improntato all`Eneide molti dei ricordi mitologici, più di quanto sarebbe stato conveniente ad un soggetto cristiano.

(Rif. Pagina 11)

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