L`antichità — Er l`Armeno — Tespesio — la Bibbia
Dante ha conosciuto l`antichità come la si poteva conoscere nel XIII secolo. Non solo ignorava queste tradizioni dell`Egitto sulle forme della vita futura, che l`immaginazione sapiente di Champollion ha forse spiegato ed abbellito; non soltanto queste grandi leggende dell`India che la scienza moderna lambisce appena, gli erano sconosciute, ma non aveva conosciuto la Grecia e Roma che attraverso i poeti e i filosofi la cui gloria rimaneva popolare nelle scuole, Platone, Aristotele, Virgilio. Di tutto il resto, non sapeva nulla all`infuori di nomi propri.
Aveva letto Omero? Questione insolubile, poiché gli eruditi discutono ancora per sapere se comprendesse il greco. Quel ch`è certo è che Omero è il più antico predecessore dell`Alighieri; il suo Inferno è il più antico di quelli conosciuti; è l`infanzia dell`arte. L`altro mondo, infatti, non è per lui ben distinto dal mondo in cui viviamo. Ciò è detto apertamente in un verso dell`Iliade1, ma nell`undicesimo libro dell`Odissea, la situazione degli Inferi è più indeterminata ancora, se possibile. Ulisse vi penetra non si sa come, seguendo l`ombra di Aiace e ne esce per risalire poi sulla sua nave.
Quasi nessuna traccia di questo episodio dell`Odissea si ritrova nella Divina Commedia. È a malapena nominato il gigante Tizio che copriva nove arpenti del suo corpo, con disdegno dall`Alighieri. La sola eco che risuonasse egualmente nei due poemi, è questo clangore dei morti, ??a??? ?e????, che Omero compara in così ammirevoli termini, a quello degli uccelli spaventati che fuggon d`ogni parte. È attraverso Virgilio che una lunga ed amorevole pratica gli aveva reso familiare, che Dante ha soprattutto conosciuto l`antichità. Così si è dato anche per guida questo maestro nel suo terribile pellegrinaggio; così ha improntato all`Eneide molti dei ricordi mitologici, più di quanto sarebbe stato conveniente ad un soggetto cristiano.
(Rif. Pagina 11)
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prime visioni cristiane — Carpo — Saturo — Perpetua — Cristina
nel ristretto novero di brevissime e assai semplici visioni che ci sono pervenute dei secoli apostolici, è soprattutto l`idea d`indulgenza che mi sembra dominare. Una delle prime e più curiose che rincontro, è a proposito di San Carpo.
Un giorno, questo pio personaggio, fu trasportato in spirito dentro un vasto edificio la cui sommità semiaperta, lasciava vedere in cielo il Cristo circondato dai suoi angeli. Nel centro della casa si scorgeva, alla luce di una pira, un abisso sul cui margine stavano alcuni pagani che avevano resistito alla predicazione di San Carpo; dei serpenti ed uomini armati di fruste li spingevano nel baratro.
Carpo allora prese a maledirli, ma alzando gli occhi verso il cielo, vide Gesù tutto intenerito che tendeva a questi poveri peccatori una mano compassionevole dicendo: trafiggimi Carpo, io sono ancora pronto a soffrire e di tutto cuore, per la salvezza degli uomini. E l`apostolo si risvegliò.
Dio più indulgente degli uomini sui castighi dovuti all`umanità colpevole, il giudice meno severo dell`accusato! Eccole le meraviglie dei primi tempi del cristianesimo. Questo carattere di beata innocenza, si ritrova egualmente in due altre visioni riportateci da Sant`Agostino. La prima è quella di San Saturo, morto nel 202. quattro angeli lo sollevarono tutt`a un tratto, senza toccarlo, fino ai luminosi giardini del cielo. Là si ergeva il trono dell`onnipotente intorno al quale le legioni sacre facevano incessantemente sentire queste parole: santo, santo santo! Il signore baciò il nuovo venuto in fronte e gli passò la mano sul volto, dopo che Saturo uscì dal cielo.
(Rif. Pagina 21)
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il soldato di Gregorio il grande — Traiano in cielo — i pellegrini di San Macario — San Fursi — San Salvo
Siamo dunque al sesto secolo. Antichissimi biografi di San Macario Romano, che viveva allora, raccontano che tre monaci orientali, Teofilo, Sergio e Igino, vollero scoprire il punto in cui il cielo e la terra si toccano, vale a dire il paradiso terrestre. Dopo aver visitato i santi luoghi, attraversano la Persia ed entrano nelle Indie. Degli Etiopi (tale è la geografia degli agiografi), s`impadroniscono di loro e li gettano in una prigione da cui hanno infine la fortuna di fuggire. Percorrono allora la terra di Cana, (si tratta sempre della medesima esattezza) e giungono in una contrada fiorita e primaverile dove si trovano dei pigmei alti un cubito, poi dei dragoni, delle vipere, mille animali sparpagliati sulle rocce. Allora un cervo e una colomba, vengono loro a far da guida e li portano, attraverso solitudini tenebrose, fino ad un`alta colonna posta da Alessandro all`estremità della terra.
[...]
Infine, la strada li porta all`entrata di una caverna in cui trovano Macario che, come loro, era arrivato per miracolo alle porte del paradiso, custodite dalla spada del cherubino. Da cento anni, il santo era lì immerso in preghiere. Istruiti da questo esempio, i pellegrini abbandonarono il loro progetto e ripresero, lodando Dio, il cammino del loro convento.
(Rif. Pagina 27)
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sogno di Gontram — l`inglese Dritelmo — il resuscitato di San Bonifazio — Dagoberto — Carlomagno — Wettin
L`invasione barbara doveva lasciar dappertutto la sua impronta; la ritroveremo nelle leggende sulla vita futura. Non sarà più, infatti, l`estasi puerile e ingenua; dopo il rapimento sincero del santo, verrà il sogno calcolato del politico.
La chiesa si appressa ai secoli in cui essa dovrà presiedere ai destini, non più solo religiosi, ma temporali del mondo. Ora voleva dire farsi governo e un governo politico ha ben più da punire che da ricompensare.
Approdiamo quindi a un`era nuova: la visione si trasforma in un`arma nelle mani dei vescovi contro i principi, poi tra quelle dei monaci contro gli stessi vescovi. È anche, sin dall`inizio, un utile strumento per un re Franco. Tutti ricordano il carattere storico di Chilperico, come risalta dai racconti di Augustin Thierry.
Quando questo barbaro fu assassinato, suo fratello Gontram, suppose una visione1 in cui aveva scorto Chilperico incatenato cui si presentavano tre vescovi. Due tra loro dicevano: vi supplichiamo di lasciarlo: che sia libero dopo aver subito il suo castigo. Ma il terzo rispondeva con animosità: no! Che sia divorato dal fuoco per i crimini che ha commesso! Dopo che questa discussione fu andata avanti per un bel po`, Gontram vide da lontano un vaso di bronzo posto sul fuoco, poi, mentre piangeva di dolore, suo fratello Chilperico fu preso con violenza. Si gettarono le sue membra disarticolate nel vaso, dove scomparvero ben presto, senza che ne restasse la minima traccia.
(Rif. Pagina 30)
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il prete degli annali di San Bertino — Bernoldo — Carlo il Grosso — la fine del mondo
La leggenda di Carlo il Grosso godette di una gran celebrità nel medioevo. Mentre questo re tornava una mattina e s`apprestava ad andare a letto, venne a rapirlo uno sconosciuto vestito di bianco che teneva in mano un gomitolino splendente come una cometa; ne srotolò un capo e disse a questo principe di legarselo al pollice destro, perché il filo luminoso lo guidasse nei labirinti infernali.
Carlo era appena arrivato in un luogo in cui erano puniti i cattivi vescovi che avevano servito suo padre, che due demoni si precipitarono su di lui e con l`aiuto di croci di ferro rovente, cercarono d`impadronirsi del gomitolo luminoso. Avendoli il fulgore abbagliati, vollero attaccare il principe da dietro, ma la sua guida gli gettò il filo meraviglioso anche alle sue spalle e ne cinse due volte le sue reni. Gli spiriti maligni furono così costretti a fuggire ed a consentire ai due viaggiatori di continuare il loro cammino
(Rif. Pagina 40)
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invasione del grottesco per mezzo dei trovieri — Adam de Ros — Rutebeuf — Raoul de Houdan — fabliaux
Ecco ciò che i trovieri fecero di tutte queste idee sulla vita futura per cui il medioevo aveva dispiegato tutte le risorse del terrore e della speranza; era impossibile scendere più in basso della parodia. È lo spirito dei tempi; un gran numero di fabliaux sono pieni, qui di sentenze burlesche, là di trivialità ridicole sui castighi e le ricompense che la religione mostra oltre la tomba. Se ne giudicherà meglio da qualche esempio.
Nella Cour du Paradis, c`è una sorta di festa grottesca che Dio improvvisa per gli eletti1, San Simone, munito di una raganella, va a svegliare i beati nei loro dormitori; i cori delle vergini e dei martiri li accompagnano altrettanto e mentre i quattro evangelisti suonano nel coro, ci sono delle danze e ritornelli erotici che non ci si aspetterebbe in un luogo simile. Altrettanto celebre è il racconto del jongleur qui va en enfer e che s`incarica, durante l`assenza del diavolo, di far bollire la tinozza dei dannati. San Pietro viene con dei dadi e gli vince tutte le anime in pena. O infine la storia del villain qui gagna le paradis, facendo baccano alla porta del paradiso custodita da San Pietro e attirando l`attenzione di Dio stesso, che ridendo della sua buffa insistenza, finisce per lasciarlo entrare.
Ma è abbastanza, vi sono troppe citazioni che potrei moltiplicare, si è ora in grado di giudicare i trovieri in rapporto a Dante. Tale è la poetica che aveva corso attorno a lui e che ebbe a detronizzare, perché l`amabile lira dei trovatori si era spezzata essa stessa. Una nota soprattutto mi colpisce a proposito dell`eclatante comparsa della musa dell`Alighieri in mezzo a queste trivialità satiriche, alle insulsaggini della prima poesia italiana: è quanto essa sia insieme tardiva e precoce.
(Rif. Pagina 62)
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rrrrrrrrrr
eeeeeeee
(Rif. Pagina 88)
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yhjjh
hjhjh
(Rif. Pagina 76)
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