Prologo
Quello spogliatoio lo fissava come un padre severo osserva il proprio figlio, un padre che lo guarda crescere anno dopo anno, allenamento dopo allenamento, partita dopo partita; che ha partecipato sia alle urla di gioa della vittoria che alle imprecazioni della sconfitta ma che in fondo non lo ha mai giudicato veramente.
(Rif. Pagina 3)
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L`incontro con lo zio
Egidio capiva più di chiunque altro quale fosse stato lo spirito ed il disagio con cui il ragazzo aveva affrontato quell`avventura piena di speranze e di sogni; d`altra parte anche lui si era comportato nello stesso modo molti anni prima e nonostante le grandi fatiche ed i grandi sacrifici fatti, era riuscito a coronare il suo sogno. Come poteva ora convincere il nipote a tornare indietro rinunciando a tutto ciò per cui aveva lottato?.
(Rif. Pagina 34)
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Il primo amore
Lei si chiamava Donata e veniva saltuariamente a trovare lo zio nel pomeriggio dopo la scuola. Era davvero bellissima, con i suoi lunghi capelli dorati che gli arrivavano a metà spalle e con quegli occhi azzurri come il fiume a primavera; raffinata con quelle scarpette di vernice nera e profumata tanto da inebriarti i sensi.
(Rif. Pagina 52)
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L`inganno
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Si sedette vicino ad un ragazzetto dai capelli biondi che non lo degnò neanche di uno sguardo, poi esclamò ad alta voce: <>
Il ragazzetto biondo, senza alzare gli occhi da terra e senza proferire parola, ne estrasse un paio dalla propria borsa e le lanciò vicino ai piedi di Arnaldo.
<> rispose mentre le raccoglieva da terra.
(Rif. Pagina 58)
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La grande possibilità
<< Ascolta Arnaldo, Emilio, oltre ad essere un caro amico, è anche un alto dirigente del Lamio. La società, non te lo nascondo, sarebbe seriamente interessata a te tanto da farmi una cospicua offerta economica pur di averti con loro già dalla fine di questo campionato; che ne dici?>> continuò il presidente guardandolo seriamente negli occhi.
La testa a quel punto cominciò a giragli sul serio e questa volta non per colpa del vino ma per la proposta assolutamente inaspettata che gli era stata appena fatta. Fu talmente colto di sorpresa da doversi sedere un attimo per evitare di cadere per terra, le parole gli si strozzavano in gola tanto da non riuscire a parlare; non credeva alle sue orecchie.
“Il Lamio? La squadra del formidabile trio tedesco Kortal, Prin e Frhimol lo voleva? La squadra che aveva appena vinto lo scudetto credeva in lui? Ah se ci fosse stato suo padre ad ascoltare quelle parole, sua madre, lo zio, tutto il paese di Mezzacroce anzi tutto il mondo” pensò mentre cercava di riprendere lentamente fiato.
(Rif. Pagina 75)
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La consacrazione
20 Agosto 1951 partita Lamio-Ester stadio “S.Severo” Milano Nonostante fosse pieno Agosto lo stadio risultava quasi esaurito. Non tutti all`epoca potevano permettersi di andare in ferie e così si rimaneva in città attanagliati dal caldo soffocante.
Ma un derby era sempre e comunque un derby ed anche se questo non valeva per i due punti in palio, attirava sempre un sacco di tifosi.
Arnaldo rimase senza parole non appena arrivato ai piedi dell`enorme e imponente struttura e si infilo’ velocemente negli spogliatoi.
(Rif. Pagina 104)
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Vita spericolata
<> gli consigliò un compagno di squadra, cercando nel frattempo di sorreggerlo.
<> rispose liberandosi dalla presa ondeggiando a destra e sinistra poi urlò:
<> infine cadde a terra disorientato.
La sala si ammutolì di colpo e gli ospiti gli rivolsero uno sguardo di compassione mentre cercava di rialzarsi a fatica dal pavimento.
<> disse una giovane ragazza bruna chinatasi per aiutarlo.
(Rif. Pagina 135)
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Il tracollo
La situazione contingente si rifletté decisamente anche sul suo rendimento sportivo tanto da relegarlo in panchina già dopo tre giornate disputate neanche lontanamente dai suoi livelli abituali.
Arrivava tardi agli allenamenti, non riusciva a stare al passo con i compagni che cominciarono presto a prendere le distanze; aveva anche cominciato a fumare e almeno due o tre volte si diceva si fosse presentato addirittura ubriaco al campo tanto da fare infuriare l`allenatore che fu costretto ad informarne la dirigenza.
(Rif. Pagina 153)
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La fuga
Preparò le sue poche cose e corse alla stazione dei treni salendo sul primo convoglio disponibile per la città di Amsterdam da cui poi si sarebbe dovuto imbarcare sul piroscafo Denhagen con destinazione Buenos Aires.
Il viaggio non fu davvero dei più facili perché non parlando una sola parola né di belga prima né di olandese poi, cercava di farsi capire a gesti ma senza fortuna. Per sua buona sorte, una ragazza italiana che parlava un pochino la lingua e che si era imbarcata sulla stessa sua nave, nel vederlo in difficoltà, lo aiutò nello sbrigare le pratiche burocratiche al porto.
(Rif. Pagina 173)
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la grande possibilità
Nell’estate successiva, grazie all`interessamento di un noto banchiere italo-americano di nome Guerrieri, Gambe d`Oro venne convocato nella sede centrale della sua filiale di Buenos Aires per un incontro di lavoro. Feroci si presentò puntualissimo un lunedì mattina al sesto piano del palazzo situato proprio in Plaza de Mayo, centro finanziario e commerciale della città. Dopo pochissimi minuti di anticamera venne accompagnato in fondo al corridoio dalla segretaria di turno e ricevuto dal presidente in persona nel grande ufficio che si affacciava proprio sulla piazza.
(Rif. Pagina 217)
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