Il cavallo e il bambino.
Il piccolo Laky fu molto triste per tutto il
pomeriggio, l’indomani mattina sarebbero partiti,
il cavallo già capiva guardandolo negli occhi e
con la sua grande testa lo accarezzava sul viso
come a dirgli di salire. Il piccolo gli abbracciava
il capo con le piccolissime mani, alzata la testa
“Untra” lo trasporta con delicatezza in groppa,
Laky rimase quindi avvinghiato al cavallo. Né le
preghiere del padre, né quelle della madre fecero
in modo che il piccolo figlio scendesse dal suo
destriero.
Tutta la notte rimase là, “Untra” non si mosse per
non svegliarlo, ogni tanto con delicatezza girava
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la sua grande testa e lo guardava rilasciando un
respiro triste.
Così lo trovò il padre ai primi raggi del sole e con
delicatezza aveva intenzione di svegliarlo, ma
“Untra” si ribellò pacificamente allontanandolo
con la testa ripetutamente. Muli accarezza il
cavallo e lo bacia dicendo: “Dobbiamo andare
via, sei stato un grande amico!”
“Untra” capì al che alzò con orgoglio la testa e
nitrendo a “gran voce”, avvicina la testa verso
Laky invitandolo a scendere, il piccolo allora
scivola verso il posteriore del cavallo, afferrando
la coda e ritrovandosi per terra.
Il cavallo girò, toccò il suo piccolo petto mentre
guardava i suoi occhi e lo spinse con delicatezza
verso la porta. Laky rimase lì davanti fermo ma
con le lacrime che bagnavano la sua terra, fino a
quando il padre non lo portò via insieme al resto
della famiglia.
L’animale sensibile nitriva ancora dirigendosi
verso loro, rimase fermo, triste, come se
piangesse, mentre l’autobus, rumoroso, partiva.
Laky non vide più il cavallo “Untra” e non volle
mai più comprarne un altro.
(Rif. Pagina 19)
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