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L`estate molesta

Antonio Carlo

Una bellissima estate degli anni cinquanta, lieta, solare, rivisitata con lo sguardo del bambino di allora. Un’estate in canonica, con lo zio prete, la nonna e la sorellina. L’autore racconta in prima persona quel periodo felice, quando un piccolo paese di provincia, stretto intorno alla sua chiesa, si accorge che tutto sta cambiando. I ricordi scorrono veloci e raccontano di litanie in latino, di giochi in cortile, di nuove emozioni, di personaggi complessi, come il prete e la nonna. Ma un’ombra offusca, all’improvviso, la luminosità delle giornate estive; il ricordo di un episodio “scabroso” trasforma la letizia in inquietudine, lasciando una ferita profonda nei personaggi e cambiandone, definitivamente, la vita e i rapporti.

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Dettagli

Libro: Bianco & Nero
Formato: 14,8 x 21 (A5)
Copertina: Morbida
Pagine: 108
Categoria: Narrativa
Editor: Photocity Edizioni
Lingua: Italiana
ISBN: 978-88-6223-348-4

Biografia

foto autore Antonio Carlo
Docente di Storia dell'Architettura presso una scuola superiore è interessato all'arte, ai viaggi ed alla narrativa in genere. Curioso della vita e delle diverse culture dei popoli cerca, in esse, le grandi risposte che possano dare un senso alla sua esistenza. Non si considera uno scrittore, lo scrivere è per lui una sorta di sberleffo alla brevità della vita, o meglio, un effimero desiderio di eternità.

Le sue opere pubblicate:

Stralci

4 Stralci

lo studio dello zio

Lo studio dello zio era l’ingresso dell’abitazione. Era anche una sorta di filtro, o meglio di ostacolo, da superare per accedere alla casa vera e propria. Solo i più intimi, infatti, riuscivano a superare quella barriera con disinvoltura e ad entrare nel resto dell’abitazione. Il prete, in effetti, ce la metteva tutta a scoraggiare chiunque col suo atteggiamento severo. Chi intendeva visitare la nonna doveva bussare al campanello posizionato fuori, sul lato destro del portone. Mio zio si alzava lentamente dalla scrivania, dove era solito passare molto del suo tempo leggendo, arrivava alla porta, schiacciava il pulsante elettrico che apriva il portone e, dall’alto delle scale, guardava giù con ostilità l’aspirante visitatore. Dopo aver concesso al poveretto di entrare, con un cenno del capo, lo scrutava mentre questi saliva le scale.

(Rif. Pagina 7)

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