Cocone... andiamo?
Rubens Visentini
Con 29 racconti e 19 fotografie che si intrecciano tra di loro, Rubens allestisce la galleria della vita di Pongo. La galleria vi illustrerà come i due hanno saputo trasformare brevi passeggiate e piccoli viaggi in quadri degni di un’esposizione. I quadri descritti sono quelli memorizzati nella memoria di Rubens, le fotografie sono i quadri memorizzati dalla sua macchina fotografica. Il racconto Rubens lo narra a Pongo che lo ascolta come fosse una novità, assecondando il desiderio di Rubens di rivivere i momenti più salienti della vita passata insieme. Pongo trova in Rubens la sicurezza che vorrà sempre vicino e lo segue ovunque con i suoi piccoli passi, “passettini” dei quali Rubens in un primo momento diffida, ma poi non potrà più farne a meno. Così Pongo sceglie di passare la sua vita con Rubens e mantenendo il suo ruolo di cane da compagnia, ne diventa parte inseparabile. “Adesso sediamoci un attimo e guardiamoci. Tu saresti il mio riflesso? Guarda, che oltre al fatto che sei bello, l’unica tua stella che brilla è che sei molto intelligente... è così! Mi stai guardando meglio? Stai pensando ad un altro... padrone? Torniamo sulla riva del mare.” In fondo alla galleria l’ultimo quadro che non può essere illustrato perché in attesa di essere dipinto e comunque potrà essere guardato solo stando dall’altra parte…
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Dettagli
Libro: |
Bianco & Nero |
Formato: |
14,8 x 21 (A5) |
Copertina: |
Morbida |
Pagine: |
214 |
Categoria: |
Narrativa |
Editor: |
Photocity Edizioni |
Lingua: |
Italiana |
Biografia
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Rubens Visentini
Salve, mi chiamo Rubens Visentini e sono nato il 28 maggio del 1956 a San Giuseppe di Comacchio, esattamente alla Fontana, e non ho mai scritto un libro. Ho una qualifica di Addetto agli Uffici Turistici ma nel villaggio turistico, dove lavoro, faccio il giardiniere. Comunque, più che per i miei giardini mi piace essere notato per qualche bella foto che scatto già da quando avevo nove anni e magari adesso, questo libro mi qualifica scrittore.
Il libro è nato per il mio desiderio di rivivere ancora con Pongo, raccontando a me stesso, i bei momenti passati insieme. Una volta finito, le mani hanno dovuto subito ubbidire al cuore e darlo a qualcuno che lo leggesse, perchè solo così potevamo ritornare ancora insieme.Capisco che per essere spinti a leggere un libro, deve interessarci, deve dirci qualcosa, qualcosa che ci aspettiamo e saremo contenti di trovarlo migliore di quello che pensavamo.
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Stralci
5 Stralci
il giretto del mezzogiorno
Milioni di iridi sfumate dal bianco all’azzurro intenso ci guardavano passare e confondendoci la via, ci invitavano a restare. Tu correvi in quel mare e m’incitavi a fare un passo in più, anche due, anche tre: arrivammo al cancello che porta sulla strada degli orti.
Il bagliore dell’estate chiuse quegli occhi azzurri, mentre papaveri rossi e avena fatua che vibrava alla brezza del vento, come sirene m’invitavano a passare dall’altra parte.
Tu, ti fermavi davanti a quel cancello e con gli occhi mi chiedevi cosa aspettassi ad aprirlo. Sapevi che di lì si poteva passare, sentivi gli odori che andavano e venivano.
C’era un lucchetto che lo teneva chiuso, ma i cardini erano liberi e dall’interno fu facile sfilarli.
Ecco i primi passi avvicinare il sogno lontano.
(Rif. Pagina 168)
il giretto del mezzogiorno
Milioni di iridi sfumate dal bianco all’azzurro intenso ci guardavano passare e confondendoci la via, ci invitavano a restare. Tu correvi in quel mare e m’incitavi a fare un passo in più, anche due, anche tre: arrivammo al cancello che porta sulla strada degli orti.
Il bagliore dell’estate chiuse quegli occhi azzurri, mentre papaveri rossi e avena fatua che vibrava alla brezza del vento, come sirene m’invitavano a passare dall’altra parte.
Tu, ti fermavi davanti a quel cancello e con gli occhi mi chiedevi cosa aspettassi ad aprirlo. Sapevi che di lì si poteva passare, sentivi gli odori che andavano e venivano.
C’era un lucchetto che lo teneva chiuso, ma i cardini erano liberi e dall’interno fu facile sfilarli.
Ecco i primi passi avvicinare il sogno lontano.
(Rif. Pagina 168)
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dune di mare
“Che bel cagnolino!” - Dice la signora del camper - “Ma è un attaccabrighe.” Rispondo io per farla breve. “Ci vuole un po’ di pepe, nella vita” - aggiunge lei. Tu intanto, ti eri accorto del cane e ti dimenavi nelle mie braccia, tutto nervi e muscoli tesi; poi hai appoggiato la testa all’indietro sul mio petto e mi hai guardato sottosopra negli occhi dicendo: "Dai mollami, hai sentito cos’ ha detto la signora?” – “No!” Un pastore maremmano è troppo grande e troppo grosso. Oltre al pepe, ci metteresti anche la carne, quindi salutiamo e proseguiamo.
Andiamo avanti ancora un po’, fin dove le dune si appiattiscono e poi scompaiono in un tutt’uno con il bagnasciuga.
Torneremo indietro camminando sulla riva.
Andiamo, ci aspettano i due chilometri del ritorno.
(Rif. Pagina 77)
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l`intruso
A un certo punto Cristina disse: “Ho sentito un gatto!”
Ti guardo e ti chiedo: “Tu hai sentito un gatto?”
"No! Ma quale gatto? Su, andiamo avanti con la cena! I gatti, dopo…”.
Cristina insistette: “Sì, mi è sembrato vicino alla porta.” Porta d’entrata naturalmente, che sta a due passi dalla porta della cucina.
“Vieni Pongo, andiamo a vedere.”
Mi guardasti: “Senti, dobbiamo proprio lasciare la cena?”
Comunque quando aprii la porta d’ingresso un’occhiatina, gliela desti, ma nell’aria c’era molto più odore di bistecca che di gatto. Presto ritornammo a tavola.
Dopo cena salii le scale, non ricordo più per fare cosa, perché tutto è stato cancellato dai brividi che mi percorsero le gambe, la schiena e la faccia quando vidi sul pianerottolo che porta in mansarda... un gatto! Seduto sul gradino, mi guardava con apparente tranquillità.
“Tieni Pongo di sotto…” dissi a Cristina “che qui c’è un gatto, il gatto dei vicini!”
(Rif. Pagina 98)
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i fuochi artificiali
Eri spaventatissimo, sentivo il tuo cuore battere forte sulle mie mani e mi guardavi come per chiedermi se sapevo cosa dovevo fare. Sì, lo sapevo. Sapevo che avrei dovuto tapparti le orecchie con le mani, ma con le mani dovevo reggerti e con le gambe correre veloce verso casa.
Apro veloce il cancello. E questa volta entriamo dalla porta davanti, dobbiamo mettere un muro tra noi e i botti al più presto. Mentre girò la chiave, sento arrivare sulla strada, il battito veloce delle unghie sull’asfalto di un animale che corre. Mi giro, e vedo un cagnolino correre spaventato a morte. Scappava lontano, ma non sapeva dove, né da quale guerra. Come stavi per fare tu. Anche tutti gli uccelli sciamano in un unico battito d’ali, che va ad allontanarsi a raggio dal punto dello scoppio, rompendo l’aria come fossero mille schegge.
(Rif. Pagina 148)
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sogni
All’ombra dell’albizia,
ventilati da una leggera brezza,
ascoltiamo i passi del tempo.
Un bel tempo,
che ci porta a vedere davanti a noi
giornate di primavera,
il tepore del sole d’inverno,
stelle di mezzanotte.
(Rif. Pagina 198)
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