Quello che voglio
“La leggerezza di un momento, il risveglio di se stessa, un attimo che vale come la vita; un secondo in cui ascoltiamo ciò che abbiamo in noi… Sono le voci che sento, “segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire ”, a suggerirmi cosa voglio realmente.
Ho avuto per troppo, davvero troppo tempo, la straordinaria capacità di trasformare le cose che vivevo, di modo che non entrassero in crisi con ciò che avrei dovuto volere; riuscendo ad accettare atteggiamenti e comportamenti, miei e altrui, che sapevo sbagliati, adattandoli alle mie visioni; trasformandoli e, infine, includendoli in quell’irreale e falsa idea di ciò che ero.
Poi, però, il vuoto del mio volere si è fatto sempre più spazio, fino ad esplodermi dentro, fino ad avvolgermi e quello che non andava, nonostante le mie assurde regolazioni, è affiorato in modo violento…
Ora sempre più spesso mi chiedo quello che voglio; certo, quello che vorrei è ancora lontano, ma ne ho un’idea e mi piace.
(Rif. Pagina 9)
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Un`emozione
Un’emozione può più di un velo nero che copre il volto, più di una preghiera, detta sottovoce in una chiesa, piena di sguardi e voci pronti a giudicarti. Più di un dogma vale un sorriso. Più di un dovere, che illude e allontana la tua vitalità, vale una tenera sensazione, un dolce sguardo, un battito nel cuore.
Quando si soffre di quel morbo strano che spegne ogni tuo entusiasmo, ogni tuo volere e ti soffoca, un’emozione, solo un’emozione, è capace di ricordarti che sei viva.
(Rif. Pagina 12)
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Sola
Le sue parole avevano sempre la medesima intonazione che non si alterava nella rabbia, nella sorpresa, esprimendo, sempre e solo, pura indifferenza.
Poi, rimasta sola per gli ultimi dettagli, si chiudeva in bagno; si chinava sulla tazza e giù tutto quello che aveva dentro. Tutto il poco galleggiava nell’acqua del water, lo fissava per un istante con uno sguardo malinconico, pronta per piangere, ma non sapeva più come si facesse. Lo aveva da tempo rimosso, come tutti i vuoti che le estraevano, da dentro, quella freddezza esteriore; nel passare dei giorni aveva espulsi da sé tutti i bisogni e le mancanze… la presenza di un padre, di un amore sincero, di semplicità, di essere più che apparire: tutto era scomparso tra le acque degli scarichi del suo bagno.
(Rif. Pagina 15)
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Due sgardi
Sotto gli sguardi di nascoste pettegole, sparse dietro le finestre delle case del vicolo; mentre a scuola Alice aspettava la ricreazione per parlare col ragazzetto col gel, stringendo tra le mani il suo braccialetto; mentre la signora Concettina rivelava all’amica che il figlio Paolo parlava spesso con la vedova; mentre il paese prendeva freneticamente il suo ritmo giornaliero e, mentre nel mondo l’odio e le guerre muovevano il tempo, tra le ore che correvano consumando le vite, in un momento, in un attimo che sembrò eterno, un uomo e una donna si amarono nei loro sguardi, con occhi, riflessi e persi, gli uni negli altri. A sovrapporre un destino, ancora una volta, la loro semplice complicità.
(Rif. Pagina 19)
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Il proprio nero
Non è facile riconoscere il proprio nero, soprattutto se avvolto di convincimenti, giustificazioni, false credenze e orgoglio. Ma quando poi accade, improvvisamente, tutto il male si moltiplica, inglobando ogni nostro sentire, tramutandoci in piccoli puntini neri che si perdono in un universo, che ci appare perfetto.
Allora si deve avere la forza di affrontare il buio, di farsi e fare luce lì dove s’è seminata la notte e rendersi migliori.
Ascoltare i nostri dubbi, non reprimerli, crescere nelle nostre incertezze; forse può farci apparire deboli, ma meno convinti di avere sempre ragione. Meno serrati da quell’illusorio orgoglio che chiude ogni porta al sentire…
(Rif. Pagina 32)
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Il silenzio della notte
Nel silenzio le loro ombre si avvicinavano e sfioravano, poi si allontanavano per incontrarsi nuovamente in un abbraccio, sempre più stretto, sempre più lungo.
Nel passare degli attimi, le due figure si spostarono, lentamente, nella camera da letto, dove, tra le luci e i silenzi della notte, i loro corpi si cercavano, attraverso le mani che si incrociavano per poi spaziare lungo ogni forma.
Scandendo i tempi di quella sensuale danza, i baci chiudevano e univano i loro sospiri, costellando di brividi il calore della loro pelle.
Distesi sul letto, i due amanti si muovevano tra dolci parole e gemiti, tra teneri scambi e sussulti di passione, confondendosi in un’unica ombra, illuminata dal chiarore della notte. Le emozioni traboccavano dai loro occhi socchiusi, dai loro baci che cercavano quasi di arginare gli spasmi veloci dei loro respiri, più veloci che all’improvviso sembrarono spezzarsi trascesi da una gioia dirompente ed esplosiva che pervase gli animi dei due compagni, placandosi pacatamente in un abbraccio, nel silenzio della notte.
(Rif. Pagina 35)
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Tra un pieno e un vuoto
Dedico queste pagine alla memoria del mio stregone, l’uomo dagli occhi grandi, per tutto quello che c’è scritto; tutto quello invece che è solo accennato, lo dedico alle persone che ruotano attorno al mio cuore, che sapranno leggervi anche quello che non ho scritto.
Nella speranza che ci sia qualcosa, dentro di noi, che ci tenga sempre uniti; che i buchi creati dalle illusioni e dai dogmi che ci hanno forgiato, isolato e resi indifferenti riescano ad essere riempiti dal nostro calore, dal nostro amore.
Un desiderio di chi barcolla, ora dopo ora, tra il sorriso e il dolore, tra le lacrime e il piacere, tra i sogni e i rimorsi, tra l’amore e l’odio… tra un pieno e un vuoto.
(Rif. Pagina 57)
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