L`occhio strabico
Lucia Stefanelli Cervelli
Racconti in forma di monologo, monologhi in forma di racconto, con un unico comun denominatore: l'occhio strabico, l'impossibilità di guardare sempre dritto, lungo la via obbligata delle etichette e della conformità. Uno sguardo distorto che alimenta il pensiero divergente, la creatività, l'irresponsabilità, il blablablì e il blablablà…
Contro l'occhio "che decreta il suo visibile e inganna" Lucia Stefanelli Cervelli propone un nuovo modo di vedere le cose, più libero, più umano.
Claudio Magris ha più volte espresso la sua stima per questi racconti che ha definito "plastici e fulminei, ironici, toccanti, brevi incursioni nel cuore della vita".
Ma allora davvero non avete capito.
Io sono quello della divergenza.
Io ho l'occhio strabico.
E l'occhio strabico non consente di coniugare in un unicum la diversità.
Non è un occhio collaborativo che cerca di uniformarsi e di partecipare.
È bislacco.
Se ne va per gli affari suoi.
Scanzonato e intrepido, non sceglie mai cosa guardare, ma si fa catturare da tutto quel che si defila, che deborda.
Uno sguardo bizzarro e curiosissimo nel mondo d'ora, così insensato e insulso. La satira di Lucia Stefanelli Cervelli è una grande satira, incisiva e feroce, maestrevole e amara. La scrittura è elegante, saporosa, sontuosa, sorretta com'è da una grande intensità morale.
L'ironia si conclude nella sentenza. (Giorgio Bárberi Squarotti)
Ho l'occhio strabico, ed è questo che mi aiuta a sopravvivere.
Quest'occhio mi aiuta a non avere opinioni.
E a non pronunziare, di conseguenza, giudizi.
Assolti, tutti assolti!
Che bello vivere così, in assoluta libertà!
È la cittadinanza del distorto.
L'occhio strabico ci fa luce su come ripensare le ragioni d'ogni giudizio, di ogni valutazione e restituire così all'uomo la vera educazione alla libertà del fare, del comportarsi, non più compressa e plagiata da omologanti messaggi - luoghi comuni, percorsi obbligati, datati o etichettati, - ma finalizzata all'ottica di nuovi orizzonti.
Stando sempre bene attenti a non cadere nella "prigione della codificazione", dalla quale solo "l'Occhio strabico" può tenerci lontano, ricordando che bisogna vedere il mondo nel suo insieme, senza pregiudizi, abusati percorsi, logori protocolli, postazioni fisse, in cui tutto può risultare distorto.
(dalla prefazione di Marcello Fasolino, vincitore Premio Rea 2011)
Un bel buco, fatto in serie, è capace di produrre intorno a sé infinite ciambelle, e senza fatica.
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