Libri / Narrativa / Scusi, vuol ballare con me?...
foto copertina
1780 Visite
Torna alla vetrina »

Scusi, vuol ballare con me?...

Flavio Bulgarelli

Giacomo Ferrari, giornalista, che vive a Milano da molti anni, ha in mente di scrivere un romanzo ambientato nel mondo del jazz. Musicista anch`egli si mette a frequentare locali dove ritrova quelli che lui definisce "i reduci del dixieland". Una sera riprende in mano un vecchio banjo che era il suo strumento quando da giovane suonava in un`orchestrina, e ciò lo riporta a quegli anni. Rivive quindi quella lunga avventura che lo vide nella metropoli lombarda prima squattrinato compositore, poi, fortunosamente, tecnico informatico, e infine autore di musical. Ritornato al presente, il desiderio di pubblicare la sua musica, che non ha mai cessato di scrivere nel corso degli anni, lo spinge a riavvicinare, dopo tanto tempo, quei personaggi che gli hanno dato molto in gioventù: il clarinettista con cui suonava, il mondo degli animalisti, Raoul Casadei, che ormai ha passato il testimone al figlio Mirko, riuscendo infine, con l’aiuto dell’informatica, a scrivere, registrare in multicanale, lanciare in Internet le proprie canzoni, molte delle quali ascoltabili in rete (www.myspace.com/flaviobulgarelli).

17,64 €
Sconto 15% (2,65 €)
Totale 14,99 €

Consegna in 48h lavorative
Disponibilità immediata


Dettagli

Libro: Bianco & Nero
Formato: 14,8 x 21 (A5)
Copertina: Morbida
Pagine: 289
Categoria: Narrativa
Editor: Photocity Edizioni
Lingua: Italiana
ISBN: 978-88-6682-128-1

Biografia

foto autore Flavio Bulgarelli
Approdato per vocazione giovanile al giornalismo e, a seguire, dopo esperienze nei campi più diversi alla pubblicità, l'autore, modenese di nascita e milanese di adozione, con "Scusi, vuol ballare con me?..." riassume la lunga, entusiasmante avventura di un compositore melodista che, grazie ai nuovi mezzi informatici, volontà e determinazione, riesce a comporre, scrivere, registrare e infine a pubblicare su Internet le sue canzoni, avendone tanta soddisfazione e scoprendo una nuova, importante ragione di vita. "Ulivi, Fräulein e pappagalli del Garda" è un libro per l'estate, ovvero qualcosa da leggere sotto l'ombrellone. L'autore considera questo romanzo la cosa più divertente che è riuscito a mettere insieme. Se non altro perché c'è dentro tutta la spensieratezza e la gioia di vivere che solo la giovinezza ci concede. Come diceva quel tal Lorenzo, fiorentino: "Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto sia, del doman non v'è certezza." E aveva ragione da vendere. Ma di ciò non si danno pensiero i protagonisti delle vicende narrate nel libro "La nostra casa sull'albero", che li vedono giovani, pieni di vita e di voglia di vivere, di ottimismo e di coraggio. Che è proprio ciò di cui hanno bisogno per affrontare il loro presente e, soprattutto, il futuro che li attende. Per altri ragguagli: www.musicatranoi.it www.myspace.com/flaviobulgarelli

Stralci

5 Stralci

CAPITOLO Primo - I reduci del dixieland

Era uno di quei posti, nel circondario milanese, in cui entri volentieri se hai voglia di farti una birra e magari un panino, appoggiando liberamente i gomiti su tavoli in legno massello rigorosamente senza tovaglia. A patto di riuscire ad arrivarci, poiché per lo più sono rintanati dove meno te l’aspetti, ovvero in viuzze a malapena rintracciabili sulla mappa della città. Figuriamoci poi di sera. Il locale, la cui robusta e ampia insegna in stile murales battezzava come l’Ittolittos, era poco illuminato e quasi deserto. Al bancone c’erano due giovani, uomo e donna, che all’unisono alla sua domanda «È qui che suonano?» gli indicarono l’estremo angolo della sala laddove si intravedeva una porticciola spalancata che dava su una stretta scala avvolta su se stessa. E fu a quel punto, prima di avventurarsi sul primo gradino, che Giacomo sentì di avere fatto la cosa giusta, uscendo finalmente un po’ di casa per staccarsi da quel benedetto computer. Il locale che raggiunse dopo una quindicina di gradini in ripida successione aveva vagamente l’aria di una cave alla francese della “rive gauche”. Abbastanza ampio, di pianta rettangolare, disponeva di un palco per l’orchestra e di una ventina di tavolini sistemati ai lati dello stanzone a ridosso delle pareti. C’era ancora poca gente, perciò Giacomo trovò da sedere facilmente e si guardò intorno. Beh, quantomeno, valutando i presenti, si sentì del tutto tranquillo: era improbabile che qualche giovinastro abbondantemente tatuato lo appellasse con un: «Ehi, nonno, guarda che la Baggina (noto ospizio milanese) è un isolato più avanti».

(Rif. Pagina 11)

Recensioni

Al momento non sono presenti recensioni