PREFAZIONE
Ho avuto modo di capire sempre meglio le difficoltà di un bambino con un DSA, di capire la sua grande ferita nella stima di sé. Deriso a volte dai compagni, in alcuni casi tormentato dagli insegnanti, punito talvolta dai genitori ma sempre, sempre incompreso, prima di tutto da se stesso.
Lentamente si è fatta strada in me la consapevolezza che nella maggior parte dei casi un tale disturbo, non diagnosticato, non poteva che portare, proprio come l’autore di questo libro ci racconta nelle sue pagine, ad un precoce abbandono scolastico, ad una scelta di vita molto al di sotto delle proprie aspettative, ad una mortificazione di quella spinta al sapere che sempre anima l’intera vita di un essere umano.
(Rif. Pagina 3)
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PRIME SENSAZIONI DEL SOGGETTO
“La lettura è la fonte del sapere,ed il sapere ci ha permesso di diventar ciò che siamo.”
Perplesso continuò a pensare a quella citazione.
Se nella sua vita esisteva una certezza, essa era racchiusa proprio in quella frase, ma questo Antonio già lo sapeva da molto tempo prima, come un concetto intrinseco che si rafforza sempre di più.
Nonostante ciò, c’era qualcosa che da un po’ di tempo lo tormentava.
Era come un sussurro che ascolti ma non riesci a decifrare, come un tarlo che non riesci a scacciare e neanche a catturare, un po’ come il gatto che gioca col topo: pur avvertendone la presenza, tuttavia Antonio non riusciva a vedere il suo gatto e ciò lo innervosiva terribilmente.
(Rif. Pagina 12)
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NON FERMARSI ALLE APPARENZE, MA SCRUTARE OLTRE
Annalisa stava quasi per bussare alla porta quando a un tratto si immobilizzò, si fermò a riflettere per qualche istante, poi si voltò verso Antonio e, con un’espressione dolce, gli prese la mano destra e gli disse:
“Antonio vorrei darti un consiglio. Promettimi che qualunque cosa ti dica Ela, ti guarderai dal giungere a conclusioni affrettate. Promettimi che scruterai al di là delle sue parole, come quando ci si trova di fronte a un muro che non possiamo scavalcare ma da dove, i più alti, alzandosi sulle punte, riescono a veder oltre. Tu, al contrario mio, hai sempre avuto questa dote innata, la capacità di vedere come realmente sono gli avvenimenti e non come appaiono.
(Rif. Pagina 74)
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COSA SIGNIFICA REALMENTE ESSERE DISLESSICI
Ela lesse nei suoi occhi e gli si rivolse con l`espressione di chi si aspetta quella domanda da chissà quanto tempo...
“Vedi Antonio”, incominciò con la sua voce persuasiva “posso capire il tuo stato d`animo. Troppo spesso ti è stato detto di essere distratto, svogliato o addirittura di possedere dei ritardi mentali e la mia diagnosi sembra che abbia tutta l`aria di confermare ciò. Devi sapere, però, che essere dislessici non vuol dire affatto possedere carenze intellettive, anzi... Quasi sempre il disturbo viene evidenziato in persone con un quoziente intellettivo superiore alla media.”
(Rif. Pagina 78)
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CERCARE SEMPRE IL LATO POSITIVO
La sera s`inarcava sull`orizzonte con la sua scia di stelle, la strada si srotolava lentamente sotto i larghi pneumatici della sportiva nera, il potente motore brontolava, ma Antonio fingeva di non sentirlo. A lui piaceva accelerare un po’ quando la strada lo permetteva e l`autostrada che congiungeva Roma alla città lucana, passando per il capoluogo campano, era una delle poche strade davvero sicure. Tuttavia quella sera no... Preferiva procedere lentamente. Aveva bisogno di riflettere, di trarre delle conclusioni e forse di assimilare quello che realmente era accaduto durante quei due giorni di permanenza al San Giuliano.
Doveva entrare nell`ottica, cercare il lato positivo e saltargli sulla groppa come aveva sempre fatto nella vita.
La virtù più importante che gli aveva trasmesso sua nonna era la tenacia e la perseveranza ma quella diagnosi lo lasciò perplesso, gli suonò come la peggiore sconfitta, o forse chissà... la più grande vittoria.
(Rif. Pagina 173)
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L`IMPORTANZA DEL SOSTEGNO DELLE PERSONE CARE
“Leo, credimi se ti dico che non ti ho davvero sentito. Avevo fretta di andare e ciò evidentemente ha ammansito i miei sensi. Di frequente vengo qui. Questo luogo di pace mi aiuta a corroborare lo spirito, ma questa volta più che altro desideravo condividere con loro questo momento, perché è anche merito loro se ciò è stato possibile.”
Il professore l’ascoltava impalato con l’espressione comprensiva. Poi Antonio continuò.
“Poco dopo la ripresa della scuola, frequentando i corsi serali ho scoperto di soffrire di un disturbo di apprendimento. In realtà i primi sospetti li ha avuti la mia ragazza, Annalisa, che svolge la professione di logopedista. Di casi simili al mio ne avrà visti a migliaia. Le è bastato poco per capire che tutte la mie difficoltà iniziali nello studio erano dovute a ciò. Le stesse difficoltà che anni fa notarono i miei nonni e per le quali si ingegnarono affinché io riuscissi a superarle. Per buona parte ci riuscirono e se oggi ho raggiunto tale traguardo è maggiormente per merito loro. Sentivo il bisogno di ringraziarli.”
Il professore lo guardò con gli occhi commossi.
(Rif. Pagina 198)
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PARTE DELLE NOZIONI SCIENTIFICHE A CURA DELLA DOTT.SSA ROMUALDI
La causa, quindi, è di origine neurobiologica e recenti ricerche della Scuole di Medicina dell’Università di Yale hanno identificato un gene nel cromosoma umano numero 6, chiamato DCDC2, le cui alterazioni potrebbero essere associate alla dislessia.
(Rif. Pagina 201)
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