Stralcio dal capitolo V
Non avevo ancora l’auto. Giungendo a piedi da casa mia, lungo il solito tragitto, via Giulio, via della Consolata, via del Carmine, all’angolo tra questa e corso Valdocco, ormai presso la sede del quotidiano, mentre attraversavo sul verde, un furgone parcheggiato era partito all`improvviso puntando dritto su di me. Con un tuffo l’avevo evitato, proprio appena, limitando i danni alle mani spellate; e mentre il mezzo fuggiva, ero riuscito a prendergli la targa. Dopo aver scritto la mia nota al giornale, un poco sotto shock e pensando di continuo a chi potessi avere per nemico, m’ero precipitato in Questura da Vittorio. Come avevo pensato, il furgone era stato rubato. Nella mia denuncia l`amico aveva fatto annotare pure l`aggressione precedente, che ormai non si poteva più ritenere con sicurezza a scopo di rapina.
"Non hai nessun sospetto, che so, uno sgarbo?", m’aveva chiesto il vice questore.
"No, vado d`accordo con tutti".
(Rif. Pagina 19)
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