Nel silenzio del Getsemani
Sul Getsemani
cala la nebbia,
nella notte spettrale
s’insinua il silenzio,
raggelante
come antico oblio sperduto.
Veglia la Luna
nel cielo dormiente,
la luce fra le nuvole assopite
vela i limbi bui
nell’aria greve e stanca,
carezzata da schiva tristezza
improvvisa ma annunciata.
Sussurri
portati dal vento,
i respiri dal sonno vinti,
costretti dentro sogni inquieti,
molestati.
Lui è da solo
a pregare chino e tremante,
fra i piccoli alberi
denudati dalla fredda atmosfera,
umida e tagliente
come un rovo scuro e secco.
Inizia a soffrire
il Suo cuore pesante
che non trattiene una gelida paura,
profezia di un dolore grande,
schiacciante,
insostenibile,
che già ferisce spietato,
incontrollato.
Le sue parole vogliono essere ascoltate,
arrivano
attraverso selve spinose,
sadiche fiamme avvolgenti,
arrivano
deboli e stremate.
Le lacrime
s`infrangono sull`erba,
incosciente,
ammutolita da divine vibrazioni,
evanescenze riecheggianti,
ostinate,
latenti.
Il corpo si prostra,
sudando l`orrore di un martirio,
il sangue che dovrà versare,
copioso,
per riscaldare le pietre del peccato.
C`è il male primordiale
che ora Lo osserva,
la seduzione che cerca l`anima,
la tentazione della carne
e dello spirito,
l`inebriante voce del desiderio.
Lui ode
ma non risponde,
nel Suo pianto profondo
la purezza dell`amore,
la promessa della vita,
inviolabili gentilezze
oltre il crollo dell`uomo.
(Rif. Pagina 4)
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