Dettagli
Libro: |
Bianco & Nero |
Formato: |
14,8 x 21 (A5) |
Copertina: |
Morbida |
Pagine: |
54 |
Categoria: |
Storia e Biografie |
Editor: |
Photocity Edizioni |
Lingua: |
Italiana |
Biografia
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Alberico Bojano
Medico chirurgo in un grande ospedale napoletano.
Giornalista pubblicista. Autore di pubblicazioni scientifiche di trattazione clinica.
Ha curato l'edizione di diversi volumi di argomento storico e letterario e ha scritto testi teatrali e televisivi. Gestisce il sito web www.boiano.org.
Ha centrato la propria ricerca storica sul processo di unificazione d'Italia nel Meridione, particolarmente sul fenomeno del brigantaggio e sulla migrazione italiana di fine Ottocento attraverso numerose pubblicazioni. E' autore del saggio "Briganti e senatori" edito nel 1997 da Alfredo Guida Editore.
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Stralci
4 Stralci
Stralcio da “Il tranello della pecora bollita”
E’ un attimo. Il brigante balza in piedi cercando di prendere il suo fucile, ma tre uomini sono già dentro la casella e gli saltano addosso.
Lottano furiosamente: lui cerca di prendere il pugnale nella scodella, ma lo immobilizzano.
“Omme ‘e merda!” inveisce Panella contro il compare Nicola, rimasto spaventato vicino alla porta aperta a guardare la scena.
“Stai calmo, Panè, ti dichiaro in arresto” gli fa il capo della squadriglia tenendogli puntata addosso una pistola. E rivolto ai due uomini che lo trattengono: “Attaccatece le mani!”.
(Rif. Pagina 16)
Stralcio da “Il tranello della pecora bollita”
E’ un attimo. Il brigante balza in piedi cercando di prendere il suo fucile, ma tre uomini sono già dentro la casella e gli saltano addosso.
Lottano furiosamente: lui cerca di prendere il pugnale nella scodella, ma lo immobilizzano.
“Omme ‘e merda!” inveisce Panella contro il compare Nicola, rimasto spaventato vicino alla porta aperta a guardare la scena.
“Stai calmo, Panè, ti dichiaro in arresto” gli fa il capo della squadriglia tenendogli puntata addosso una pistola. E rivolto ai due uomini che lo trattengono: “Attaccatece le mani!”.
(Rif. Pagina 16)
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Stralcio da “Un contratto d’artista”
Beniamino Caso si avvicina al tavolo con la frutta. Prende una pera e se la strofina sulla manica della giacca per pulirla. “Allora maè? Comme po’ essere stu’ quadro?” e addenta la pera.
Toma toglie dal cavalletto la tela che sta dipingendo e ve ne mette una bianca, alta e stretta. Col carboncino comincia a tratteggiare delle figure.
“Secondo me…” dice mentre continua a disegnare: “Potrebbe essere…”. Fa lunghe pause. Il disegno lo assorbe e quasi dimentica di rivolgersi ai presenti. “Una cosa pulita …” i due si mettono alle sue spalle per osservare meglio il lavoro “… senza fronzoli”.
Caso, soddisfatto, dà di gomito al prete e poi con un gesto della mano sottolinea la bravura dell’artista.
“Il freddo bianco del cadavere di Gesù” prosegue Toma: “Appena deposto dalla croce”.
Il prete alza un dito e sta per dire qualcosa, ma Beniamino Caso lo ferma, e gli fa segno di aspettare. L’artista sta ancora ideando ed è bene non interromperlo.
(Rif. Pagina 25)
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Stralcio da “Padovella in tribunale”
Maddalena è reclusa da tre anni. Ormai ha perso il conto di quante volte l’hanno presa dal carcere e portata in quest’aula per presenziare al processo a suo carico. Nemmeno capisce cosa dicono tutti quei corvi neri. E’ così presa dai suoi pensieri che nemmeno si è accorta dei giudici che sono entrati e della seduta iniziata.
“Maddalena, uè, ma siete sorda?” esclama l’avvocato lì vicino alle sbarre.
“Sto qua, sto qua!” risponde lei brusca.
“Alzatevi. E rispondete al presidente!” esclama l’avvocato indicando la corte.
Maddalena si alza e zoppicando si avvicina alle sbarre della gabbia, volgendosi verso il banco dei giudici.
“Allora ricominciamo!” fa spazientito il presidente che, seduto sullo scranno più alto della Corte, stentoreo si rivolge a lei: “Declinate le vostre generalità!”.
(Rif. Pagina 31)
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Stralcio da “La figlia del brigante”
Giovanni si siede, la testa tra le mani. Poi guardando il Gendarme: “Alle monache. Si alle monache in mezzo alla Vallata. Là aggio portato la creatura. Co’ tutti i ducati. Tutti”.
Il Gendarme fa cenno ai suoi uomini. Due di loro prendono una corda e la passano sopra il trave del soffitto.
Mentre compiono l’operazione, il Gendarme continua: “E bravo ru massaro. Pensa tu, invece, ca stammatina è venuta na palommella…”. Giovanni è in piedi, e lo fissa terrorizzato.
“Eh! Na palommella che m’ha contato nu fatto. Ha detto: vidi Gendà” prosegue il capobanda facendo una voce effeminata “ca ru massaro Giovanni mentre scenneva per ru Raspato a valle, ha ucciso la creatura e l’ha seppellita sotto a nu faggio”.
“No, no” si difende Giovanni “So’ caduto, e la cesta è rotolata abbasso, così è morta la creatura tua. Te lo giuro comandà!”.
“Non sì caduto, massà!” fa rabbioso il Gendarme: “L’hai uccisa a pietrate. Anima innocente”.
“Pietà comandà. Pietà!” lo supplica il massaro.
Intanto i briganti hanno preparato il cappio che penzola dal trave di legno della cucina.
(Rif. Pagina 45)
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