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Stefano Chiozza
Non sono mai stato uno scrittore di professione e anche ora che mi accingo a pubblicare il mio primo romanzo, confesso di non ritenermi comunque tale. Che dire di me? Sono nato nel 1976 a Torino, ho una laurea in Economia e Commercio, una moglie, un bimbo di due anni, un altro in arrivo, una villetta fuori città e ora, dopo alcuni anni in area finanziaria, lavoro in un ufficio tecnico che si occupa di valutazione di rischi in una primaria banca italiana. Dunque potendo serenamente definire la mia vita tranquilla e ordinaria (a parte il mestiere di padre, che comunque è sempre un'avventura…) e soprattutto a causa del mio lavoro che, tra modelli statistici e simulazioni, professionalmente mi impone di avere i piedi ben piantati per terra, quando posso mi piace lavorare di fantasia, creare storie in cui libera immaginazione e rigore scientifico tendono a fondersi in una sintesi originale. Scrivere per me è una passione quindi, non un lavoro e mi piacerebbe che rimanesse tale.
L'idea di quest'opera, Ultima ratio regum, nacque quasi per gioco, un gioco però che pian piano ha assorbito sempre nuove energie nel tentativo, spero riuscito, di confezionare un romanzo d'avventura ambientato nei primi anni del Settecento il più possibile accurato dal punto di vista della ricostruzione storica ma al tempo stesso avvincente. Due anni di lavoro, accurate ricerche in biblioteca, in libreria e in Internet, migliaia di pagine lette sull'argomento nel tentativo, spero riuscito, di rappresentare con cognizione di causa non solo i fatti storici accennati ma anche lo stile di vita, la tecnica militare, l'abbigliamento, la scherma (attraverso la citazione dei grandi trattatisti del XVII secolo), le forme di rappresentazione del potere, i rapporti tra le classi sociali, le condizioni economiche, l'architettura militare e civile dell'epoca. Prendendo per mano il Lettore e conducendolo per le vie e le piazze di Londra, Parigi, Versailles, Barcellona e in altre località minori d'Europa e del Nuovo Mondo, il mio obiettivo non è mai la pura erudizione, ma sempre e comunque quello di coinvolgerlo totalmente con una storia appassionante, di trascinarlo a leggere pagina dopo pagina senza dargli respiro.
Da grande appassionato di storia e di scherma (pratico fioretto da parecchi anni), ho cercato di scrivere il romanzo d'avventura che mi piacerebbe leggere, mescolando con eclettismo i generi, dal giallo al racconto di guerra, dal romanzo rosa a quello nero, dal thriller al ritratto d'ambiente e introspettivo, tenendo alto il ritmo narrativo con colpi di scena e soluzioni ad effetto, anche stilistiche, per rendere con realismo sogni, allucinazioni, flash-back, ricordi. L'apparente linearità dell'intreccio si complica continuamente attraverso l'utilizzo di tali espedienti narrativi al fine di scavare a fondo nel passato e nella psiche dei personaggi per cercare di renderli tridimensionali, vivi, reali.
Confesso di essermi divertito spesso a spiazzare il mio ipotetico Lettore; alle spalle di una trama improntata all'avventura classica, ho seminato lungo tutto il corso dell'opera indizi per fare pian piano luce su un mistero che assumerà contorni via via sempre più definiti, emergerà nella coscienza del Lettore come il reale motore della vicenda e che catturerà spero la sua curiosità fino allo scioglimento finale di tutti i nodi narrativi.
Non pretendo di insegnare niente a nessuno, non sono un professore di storia, mi auguro invece di riuscire a calare chi deciderà di leggere il mio libro all'interno di un'epoca affascinante, dimenticando per un attimo tutto quello che lo circonda. E gli auguro di cuore buon divertimento…
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