Aspiriamo a volare, ma i nostri piedi sono pesantemente ancorati a terra. La morte è il momento in cui ciò che abbiamo realizzato nella vita viene per un attimo dilatato.
La tua vita
come quella di una foglia,
che solo morendo
riesce per un attimo a volare.
(Rif. Pagina 237)
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Un amore ferito e tradito e un uomo che non riesce più a vivere né con né senza la sua donna.
Nonostante quello che è accaduto, io non riesco a fare a meno di amarti. Eppure tu hai distrutto il mio sogno. Fino a qualche ora fa io credevo che il nostro amore fosse l`unico, il più bello di tutto l`universo, il solo possibile nella storia, finora mai realizzato e mai più uguagliabile. Tu invece mi hai dimostrato che è uno dei tanti, uguale agli altri, bello ma non eterno, soggetto come tutti alla ruggine, piacevole ma mortale, ossidabile, distruttibile, vulnerabile. Tu mi hai mostrato che quello che io pensavo senza fine può invece terminare improvvisamente. Tutto questo non riuscirò mai a perdonartelo. Ti amo talmente che arrivo a odiarti, perché tu hai distrutto il mio amore.
(Rif. Pagina 189)
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Il nostro è un mondo meraviglioso, ma spesso non ce ne rendiamo conto.
Che piacevole sensazione di sicurezza donava quella vista! Le spighe, pesanti sotto il carico dei chicchi, piegavano la testa umilmente e guardandole di lontano quando soffiava il vento sembravano un mare mosso dalle onde. Come posso riuscire a farti capire che cosa fossero per me tutte queste sensazioni? Quante esperienze tu non hai potuto compiere! Era bello abbracciare la terra e sentirla come una madre dalla quale siamo nati e alla quale ritorneremo. Come posso fare a meno di tutte queste cose! Sono qui, migliaia di chilometri lontano dalla mia vita, paralizzato in un letto e quando morirò il mio corpo non sarà neppure sepolto sotto terra, ma verrà abbandonato nel vuoto, perso negli spazi.
Sulla Terra ogni cosa era un prodigio. Negli oceani nuotavano le balene, animali enormi e agilissimi. Una volta ne vidi una. Eravamo in mare aperto e d`improvviso qualcuno osservò uno sbuffo d`acqua. Richiamato dalle grida, corsi in coperta e la vidi, gigantesca, volteggiare nel mare, giocando fra le onde, forse consapevole dei nostri sguardi e vanitosa della sua particolare bellezza. Ci accompagnò per un po`, nuotando vicino a noi, e quindi si immerse nelle profondità della sua casa e non la vidi più."
Il vecchio tacque. Ellen rimase in silenzio a lungo, mentre i suoi pensieri vagavano dietro i lontani ricordi di Desmond. Paesaggi mai immaginati, sensazioni mai provate. La ragazza cercava di perdersi nella sottile ma¬linconia di una giornata piovosa o di vedere il grano muoversi nelle onde causate dal vento. La sua fantasia amava lasciarsi cadere in quelle immagini mai viste.
Ellen guardò il suo anziano amico. I suoi occhi erano chiusi: dormiva. Avrebbe voluti dirgli: "Parlami ancora come sai parlare tu. Raccontami delle balene che nuotano negli oceani. Fammi sognare." Ma il vecchio dormiva e forse adesso era sulla Terra, a bordo di una nave, bagnato dalla pioggia, accarezzato dal vento e si sentiva vivo. Sarebbe stato un peccato disturbarlo.
(Rif. Pagina 33)
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Il ricordo di un amico.
"Mi parli di Felipe?"
"Felipe! Quanti anni sono trascorsi. Era un uomo senza famiglia e senza legami e accettò volentieri di partecipare alla missione. Era sempre allegro e la sua risata mi risuona ancora nella mente. Durante il corso di preparazione sulla Terra tenne tutti allegri; scherzava volentieri ed era sempre pronto ad aiutare chiunque. Lo ricordo mentre ti teneva sulle ginocchia e giocherellava con te. Dopo quel 18 gennaio non lo vidi più sorridere. Trascorreva giorni e giorni senza parlare e cadde in una cupa disperazione. Nessuno riuscì più a svegliarlo. Stava in silenzio, gli occhi persi nel vuoto, assente. Un mattino non si presentò al suo posto di lavoro e tuo padre andò a cercarlo nella sua casa. Lo trovò penzolante, impiccato a un lenzuolo. Così si uccise. E che altro poteva fare? Per fortuna non esistono armi nella colonia e i medicinali sono sotto il controllo dei medici. La sua morte gettò tutti in uno stato di prostrazione. Il funerale fu straziante. Non si possono seppellire i morti nel nostro terreno artificiale, perché il cadavere genererebbe germi che potrebbero infettare la piccola atmosfera della base. Pertanto il suo corpo fu posto in una bara e tutti noi, riuniti accanto al catafalco, pregammo per l`anima di Felipe. Poi Silvio diede la benedizione alla salma e infine la bara fu infilata nelle slitte d`uscita. Attaccati agli oblò vedemmo la cassa galleggiare nel vuoto, roteare lentamente nello spazio, allontanarsi con leggerezza e perdersi pian piano, divenendo prima un punto distante e poi sparendo definitivamente. Allora ci ritirammo dai finestrini e dentro la colonia eravamo uno in meno: mancava Felipe fra noi. In seguito ci furono altri funerali e fu sempre ugualmente triste, ma non così straziante come la prima volta. Forse proprio perché era la prima volta, forse per il modo in cui era morto, forse perché era Felipe..."
(Rif. Pagina 28)
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La morte della moglie.
"Tutti moriamo soli", replicò Desmond. "La morte è un`avventura personale; un`esperienza unica e irripetibile, come la vita. Si può essere circondati da mille persone premurose, eppure si morirà ugualmente soli. Si può morire insieme a una moltitudine, ma la morte toccherà ognuno in modo particolare. Quelli che sono bruciati sulla Terra nelle esplosioni nucleari sono morti tutti contemporaneamente, eppure ognuno di loro è morto da solo. La morte è un evento inspiegabile. Pone fine alla mia esistenza, proprio alla mia, non a quella di un altro; la tronca, per sempre. Anche mia moglie Sinead è morta da sola. La ricordo in ospedale, con centinaia di persone negli altri letti e con me accanto; eppure è morta sola. Rivedo il suo viso terrorizzato, mentre mi guardava e mi chiedeva aiuto, con le mani aggrappate alle mie, i capelli sparsi sul cuscino, il suo volto bellissimo disfatto dalla paura. Voleva condividere con me la sua angoscia e io non potevo aiutarla. Non potevo neppure capirla, perché io continuavo a vivere ed era lei a morire. Mi supplicava; io le ero accanto ed è morta sola, in un letto d`ospedale."
(Rif. Pagina 27)
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Una morte dolce.
Ma Joaquin ormai non badava più a tutto questo. Con l`ultimo battito di vita che gli restava pensò a Ellen, alla sua mano che gli scompigliava i capelli, a quelle labbra che aveva sempre desiderato, alle serate trascorse in riva al mare. Ellen sarebbe stata fiera di lui; aveva svolto fino alla fine il suo compito. Anche se la vita adesso lo abbandonava, sentiva di non essere esistito invano. Forse gli uomini avrebbero finalmente capito, forse non avrebbero più commesso i soliti errori, forse... In ogni caso Ellen sarebbe stata contenta di lui.
Poi Joaquin si trovò sulla sua barca, insieme alla ragazza, mentre tutto si muoveva al rallentatore. Anche il vento soffiava lentamente e trascinava lontano l`imbarcazione. Joaquin guardò la ragazza che gli sorrideva e si sentì felice. Il vento continuò a portare via la barca con sé, piano piano, fin quando la costa non fu più visibile.
(Rif. Pagina 236)
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Un tragico errore.
Si guardò intorno e si accorse che il villaggio era appena un chilometro più a destra. Le poche luci delle case erano visibilissime in quella notte scura, nella quale le nuvole, che avevano velocemente invaso il cielo, coprivano la luna e le stelle. L`uomo non riusciva a vedere neppure il mare, anche se era a pochi metri da lui. Ne sentiva soltanto il rumore, forte, assordante. Le onde si gettavano sulla battigia con fragore, mentre il vento soffiava sempre più rabbioso, facendo sollevare la sabbia e sibilando nelle sue orecchie. Il tempo, così bello nel pomeriggio, era cambiato improvvisamente e di lì a poco sarebbe di sicuro iniziato a piovere. Jan camminò rapidamente verso il villaggio. Era tardi ormai. La sua assenza a quell`ora era certamente stata rilevata e di sicuro lo stavano cercando. Per non preoccupare sua moglie, non le aveva detto della sua decisione di allontanarsi nella foresta, anche perché pensava che si sarebbe assentato per minor tempo. Adesso Carol era sicuramente molto preoccupata e questo gli dispiaceva. Si mise quasi a correre per arrivare più in fretta. Giunto finalmente in prossimità del villaggio risalì la spiaggia e vide la postazione dove stava la pattu¬glia a sorvegliare l`ingresso del paese. Gesticolò per far notare la sua presenza e gridò forte: "Sono Jan. Non sparate. Sono Jan." Ma il forte vento che soffiava in direzione opposta gli gettò in faccia le parole. Gesticolando e urlando si avvicinò sempre più.
(Rif. Pagina 147)
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Il ricordo di una gita con il padre.
Il genitore era ormai malato da qualche anno: un cancro allo stomaco se lo stava portando via lentamente. I capelli gli erano caduti, macchie nerastre ricoprivano la sua pelle e le forze lo stavano progressivamente abbandonando. Un giorno, quando lui aveva diciannove anni, suo padre lo chiamò vicino alla sua poltrona e gli disse che domenica voleva andare in montagna. Sapeva che non gli restava più molto tempo da vivere e desiderava ancora una volta andare a camminare nei boschi. Quella domenica partirono loro due soli e raggiunsero una vicina località. Quindi iniziarono l`ascensione e per Jan fu al tempo stesso una gioia camminare di nuovo con suo padre e uno strazio vederlo fermarsi ogni due passi. L`uomo vigoroso di una volta aveva lasciato il posto a un vecchio, nel quale solo la volontà era ancora forte. Impiegandoci un tempo lunghissimo e fermandosi innumerevoli volte erano infine riusciti a raggiungere la cima. Qui si erano seduti e Jan aveva notato che gli occhi del padre erano felici e pieni di commozione nell`assaporare per l`ultima volta la visione bellissima della cerchia di montagne che si apriva al suo sguardo. Poi il genitore si era sdraiato per terra e aveva chiesto al figlio di lasciarlo lì, a morire in un luogo che egli amava, svanendo nell`ambiente che preferiva e trasformandosi anche lui in una parte di montagna. Jan gli aveva risposto che non poteva e l`aveva convinto a riprendere il cammino, proprio come faceva il genitore quando lui era piccolo. Dopo un po` le forze del padre cedettero e il figlio dovette sostenerlo per tutta la discesa. Era triste ma anche un po` tenero quel modo di camminare; il padre, che un tempo lo portava in spalle quando lui bambino era troppo stanco, ora si appoggiava al figlio nel pieno delle forze. Giunti finalmente in pianura, suo padre gli aveva accarezzato la testa e lo aveva ringraziato. Era morto dieci giorni dopo.
(Rif. Pagina 141)
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Una nuova idea per impostare la società.
Invece di governare grandi nazioni con centinaia di milioni di abitanti si potrebbero creare piccole comunità con non più di un migliaio di individui. Ognuno di questi villaggi sarebbe indipendente dagli altri e potrebbe gestirsi autonomamente al suo interno. Grazie al ridotto numero di persone, in ogni comunità sarebbe possibile controllare facilmente la situazione di ciascuno e quindi si eviterebbe probabilmente l`insorgere della criminalità. Inoltre il controllo sociale avverrebbe semplicemente attraverso l`approvazione o la riprovazione degli altri membri del gruppo e così non ci sarebbe la necessità di far ricorso a mezzi di repressione, quali la polizia, i processi, le prigioni e altro. All`interno di ogni comunità non si utilizzerebbe il denaro e la distribuzione dei beni verrebbe effettuata in modo che ognuno avesse il necessario per vivere. Si riuscirebbe così a superare il problema della povertà, poiché nessuno potrebbe arricchirsi e di conseguenza nessuno sarebbe costretto a vivere nell`indigenza. Ogni comunità costituirebbe servizi per tutti i suoi membri, come luoghi di incontro, di ricreazione, di culto, di educazione collettiva dei bambini. Ogni gruppo terrebbe contatti e scambi continui con le altre comunità, sia a livello sociale sia economico. Si potrebbe creare una divisione del lavoro su larga scala e così mentre un villaggio si specializzerebbe nella produzione di un particolare bene quello vicino si organizzerebbe nella coltura di un determinato prodotto. Se il fine di tutto fosse non l`arricchimento di un gruppo a spalle di un altro, ma il benessere di tutti, anche nel rapporto fra comunità potrebbe essere abolito l`uso del denaro. Non si tratterebbe di tornare al baratto, ma a un`economia di tipo nuovo, basata su un`unica regola: ognuno dà tutto ciò che può e prende ciò che gli necessita.
(Rif. Pagina 132)
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La paura che il futuro sia uguale a un tragico passato.
"Ho una grande notizia", disse la ragazza trattenendo a stento l`agitazione. "Ho saputo che per cause ancora sconosciute la radioattività sulla Terra è diminuita e che adesso è a un livello accettabile. Lo hanno detto Jan e Boris a mio padre, ma credo che per il momento sia un segreto. Io però non resistevo senza dirtelo." Si fermò un attimo per dar modo al suo amico di riprendersi e poi, quasi urlando, esclamò: "Desmond, possiamo tornare sulla Terra!"
Pronunciò velocemente la frase, con un tono di voce alterato e con il viso raggiante. Si aspettava che il vecchio la guardasse per un attimo senza capire e che poi le stringesse le mani, piangendo di gioia e benedicendo quel giorno.
Desmond invece rimase muto; cupa era l`espressione del volto e più fiacco l`abbraccio della mano.
Ellen rimase delusa dalla sua reazione e dopo un po` gli chiese: "Hai capito, Desmond? Possiamo tornare a casa." Poi per entusiasmarlo aggiunse: "I tuoi sogni tornano a essere realtà." Ma le sue parole si spensero nel silenzio e l`eco della voce, che per un attimo galleggiò nella stanza, le risuonò con un`intonazione stupida.
Dopo un lungo silenzio il vecchio volse impercettibilmente il viso verso la ragazza e disse: "Attenta, Ellen."
La giovane rimase allibita. "Che cosa vuoi dire? A che cosa devo prestare attenzione?", chiese allarmata.
Ma il vecchio ribadì soltanto con un filo di voce: "Attenta, Ellen." Poi volse gli occhi verso di lei e la ragazza li vide grigi, lucidi, distanti. Erano lontani quegli occhi, persi in antiche visioni; ma ora non ammiravano più gli spruzzi dell`acqua nell`oceano, i cieli sereni, i campi coltivati. Quegli occhi erano fradici di terrore e vedevano neri aeroplani volare bassi, vedevano uomini morire, vedevano bambini bruciare.
(Rif. Pagina 51)
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