A.D
Roberto Bisignani
"Quattro A. : Australia, Adam, Autumn e Aritomo. Una D. : Daktar. Parte da queste due sole lettere il racconto di una goccia di pioggia che prima di schiantarsi al suolo narra ciò che gli è stato instillato dalla nube madre, prima del distacco finale. Quattro vite che intrecciandosi con quelle di altri personaggi non meno importanti, fanno sviluppare nel subconscio di chi legge, un interrogativo larvale, indefinito, all’inizio posto ai bordi della galassia neurale ma che si sposterà poco alla volta in posizione centrale, attraendo nella sua orbita altri dubbi, altre risposte, purtroppo quasi sempre apparenti e fallaci. E così la morte cessa di essere quell’evento naturale ed imprevedibile, al quale abbiamo sempre comodamente voluto credere, per divenire invece un delitto perfetto. Il delitto perfetto compiuto dal fato".
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Dettagli
Libro: |
Bianco & Nero |
Formato: |
14,8 x 21 (A5) |
Copertina: |
Morbida |
Pagine: |
445 |
Categoria: |
Narrativa |
Editor: |
Photocity Edizioni |
Lingua: |
Italiana |
Biografia
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Roberto Bisignani
Roberto Bisignani (Sanremo, 1961) è alla sua terza opera, dopo il divertissement "Sono un ragazzo Vintage" (dal quale sono stati tratti frammenti inseriti in alcune raccolte letterarie) e il racconto "Ultimo Click" segnalato nell'edizione del concorso - Il racconto da leggere a Natale - anno 2010. Iniziato giovanissimo, dal padre, alla lettura dei classici americani (Steinbeck e Fitzgerald) ha sviluppato, anche grazie all'attività di doppiatore svolta negli anni '80, un vero e proprio culto nei confronti della lingua italiana che tenta di difendere dalle croniche ed inutili contaminazioni anglofone.
Grande appassionato di informatica svolge attualmente inoltre le funzioni di Referente della Comunicazione Interna nella struttura ove lavora.
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Stralci
3 Stralci
Cap. 41
La capacità, anche involontaria, di sintetizzare nell’arco di pochi secondi interi anni di vita, è un processo che da sempre induce stupore.
Non tutti però si soffermano sufficientemente sul fenomeno cercando di approfondirne i motivi. La maggior parte di noi accetta distrattamente la cosa ponendo a suo substrato la particolare condizione psicologica individuale del momento.
Autumn però era convinto che questi riassunti non scaturissero sempre da furori nostalgici o disagio del contemporaneo vivere, quanto piuttosto da un esercizio celebrale, una prova d’orchestra periodica che il nostro principale organo ciclicamente pone in atto per prepararsi al riassunto finale, al conclusivo riepilogo fulmineo prima dell’ultimo spegnimento, quello definitivo dell’ interruttore vitale.
(Rif. Pagina 229)
Cap. 41
La capacità, anche involontaria, di sintetizzare nell’arco di pochi secondi interi anni di vita, è un processo che da sempre induce stupore.
Non tutti però si soffermano sufficientemente sul fenomeno cercando di approfondirne i motivi. La maggior parte di noi accetta distrattamente la cosa ponendo a suo substrato la particolare condizione psicologica individuale del momento.
Autumn però era convinto che questi riassunti non scaturissero sempre da furori nostalgici o disagio del contemporaneo vivere, quanto piuttosto da un esercizio celebrale, una prova d’orchestra periodica che il nostro principale organo ciclicamente pone in atto per prepararsi al riassunto finale, al conclusivo riepilogo fulmineo prima dell’ultimo spegnimento, quello definitivo dell’ interruttore vitale.
(Rif. Pagina 229)
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Cap. 43
I suoi parenti furono comunque avvisati dell’accaduto e pur mostrandosi rammaricati, in un remoto angolo del proprio animo lasciarono crescere inconsciamente un germoglio di ammirazione per il gesto compiuto contro la razza dei padroni. Quell’ardire, pur se maturato in modo del tutto errato, era una sorta di punizione che andava a sanare, anche se in misura minima, precedenti e future ingiustizie ai danni della classe operaia, ma era pericoloso condividerlo, anche per la vergogna stessa di giustificarlo e così quel germoglio rimase tale ed inconfessato.
(Rif. Pagina 250)
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Cap. 47
Si interrogava spesso sulla necessità di questo dualismo interiore tra la parte razionale, tendente sempre al buono in quanto figlia di una certa ponderatezza, e quella più sanguigna partorita dall’impulso, dall’animosità, quasi sempre indirizzata ad una vena sottilmente malvagia.
Quale era la sua vera anima? Quale si doveva seguire? Sicuramente la prima, ma secondo lui la scelta era il frutto di secoli e secoli di condizionamento da parte di quella morale collettiva che spesso si ha paura di trasgredire per non essere messi alla gogna, pur desiderandolo di poterlo fare e così si finisce per non essere mai veramente se stessi ma quello che la società vuole si sia.
(Rif. Pagina 284)
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