Dettagli
Libro: |
Bianco & Nero |
Formato: |
14,8 x 21 (A5) |
Copertina: |
Morbida |
Pagine: |
423 |
Categoria: |
Narrativa |
Editor: |
Photocity Edizioni |
Lingua: |
Italiana |
Biografia
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Roberto Bisignani
Roberto Bisignani (Sanremo, 1961) è alla sua terza opera, dopo il divertissement "Sono un ragazzo Vintage" (dal quale sono stati tratti frammenti inseriti in alcune raccolte letterarie) e il racconto "Ultimo Click" segnalato nell'edizione del concorso - Il racconto da leggere a Natale - anno 2010. Iniziato giovanissimo, dal padre, alla lettura dei classici americani (Steinbeck e Fitzgerald) ha sviluppato, anche grazie all'attività di doppiatore svolta negli anni '80, un vero e proprio culto nei confronti della lingua italiana che tenta di difendere dalle croniche ed inutili contaminazioni anglofone.
Grande appassionato di informatica svolge attualmente inoltre le funzioni di Referente della Comunicazione Interna nella struttura ove lavora.
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Stralci
4 Stralci
Capitolo 67
Una delle più grandi beffe che la vita può offrire, su un magnifico piatto, è rappresentata dai mancati incontri.
Questo piatto è d’argento quando i protagonisti rimangono inconsapevoli della cosa, ma si tramuta in oro qualora ne abbiano notizia, in ritardo, o addirittura in platino quando ciò avviene solo in punto di morte.
Si può pertanto affermare che secondo le circostanze e dei tempi, il momento e la congiuntura della conoscenza rappresentino la vera pietra filosofale in grado di mutare valore al confezionamento dell’omaggio della sorte.
Quando poi, dal mancato incontro, derivano conseguenze nefaste ecco che quel piatto assume natura diamantina, dal valore quasi inestimabile; lo scherno allora diviene incommensurabile.
Il mancato incontro tra Hannah e Armando, presso il Sanatorio Britanico, appartiene a quest’ultima tipologia.
(Rif. Pagina 298)
Capitolo 67
Una delle più grandi beffe che la vita può offrire, su un magnifico piatto, è rappresentata dai mancati incontri.
Questo piatto è d’argento quando i protagonisti rimangono inconsapevoli della cosa, ma si tramuta in oro qualora ne abbiano notizia, in ritardo, o addirittura in platino quando ciò avviene solo in punto di morte.
Si può pertanto affermare che secondo le circostanze e dei tempi, il momento e la congiuntura della conoscenza rappresentino la vera pietra filosofale in grado di mutare valore al confezionamento dell’omaggio della sorte.
Quando poi, dal mancato incontro, derivano conseguenze nefaste ecco che quel piatto assume natura diamantina, dal valore quasi inestimabile; lo scherno allora diviene incommensurabile.
Il mancato incontro tra Hannah e Armando, presso il Sanatorio Britanico, appartiene a quest’ultima tipologia.
(Rif. Pagina 298)
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Capitolo 75
I due ragazzi si adattarono a una sistemazione provvisoria presso la casa dei genitori di Maluscia nella convinzione di una breve permanenza che, in realtà, si dimostrò molto più lunga del previsto tanto che, alla fine, il bambino nacque a Zagabria. Daktar, figlio di Armando e Maluscia Rosario, faceva il suo ingresso in un mondo con il quale sarebbe stato in guerra per la parte più lunga della sua vita, condotta in modo clandestino e inacidita da un’iniziale piccola deformazione facciale che, con il tempo, fu causa di un inevitabile trapasso dalla società retta e civile, alla quale appartenevano i genitori, a una collettività abituata a vivere di espedienti, nell’ombra e sottoposta all’eterno biasimo di chi continuava a considerarsi moralmente abile.
(Rif. Pagina 337)
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Capitolo 5
L’intesa tra Maluscia e Armando non passò inosservata agli occhi attenti e avvezzi di chi aveva morbosamente dedicato la propria vita a un’opera di sorveglianza e asfissiante controllo, in rispetto a un’ipocrita preservazione dell’integrità morale della congrega.
Si chiamava Benyamin, un nome quanto mai inappropriato per un essere che nulla aveva di gentile e caritatevole e il cui comportamento strisciante era un offensivo monumento alla tradizione biblica del suo nome.
Di corporatura media e con una pronunciata gobba sulla clavicola destra, si copriva perennemente il capo, sia d’estate che d’inverno, con un cappuccio nero che ne acuiva l’aspetto sinistro ed equivoco.
Era chiamato il Corvo e il suo compito, per la verità poco gravoso, almeno in quella trasferta, poteva contare sulla complicità delle novizie più invasate che come tentacoli onnipresenti amplificavano servilmente lo spettro ricettivo di quel Kraken terrestre.
(Rif. Pagina 27)
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Capitolo 48
L’autonomia reclamata nella fase di preadolescenza può essere come una pugnalata che recide letteralmente un cordone ombelicale che l’adulto tenta in tutti i modi di mantenere integro, considerandolo come il sale necessario alla discendenza ma che in realtà è la disperata giustificazione del proprio ruolo, la barricata eretta contro il tanfo di inutilità incombente.
(Rif. Pagina 214)
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