Tratto da: "TRANSAHARIANA - Lungo la Transahariana Occidentale fino al Tropico del Cancro"
(...) C`è un cartello a circa 3 metri dalla strada, è piantato nel terreno e ha la base cementata per resistere al vento del deserto. E` arrugginito e inquietante per la solitudine che ha attorno. La strada è una lingua di asfalto grigio che scompare all`orizzonte, sia a nord che a sud. Principessa è appoggiata morbidamente sul suo cavalletto d`acciaio. C`è solo il rumore del vento. Vorrei toccare quel cartello. Sono talmente nel nulla che posso contare le cose che vedo: un deserto, una strada, un cielo, una moto... e un cartello. Vorrei toccare quel cartello... ma non lo faccio... ed è meglio non mettere i piedi fuori dalla strada... visto che il cartello dice che attorno è tutto minato!... (...)
(...) Preparo i bagagli e scendo. Non ci posso credere! PIOVE!!! In mezzo al deserto del Sahara! E` una pioggerellina fitta come una nebbiolina, è tutto grigio, il cielo è completamente coperto. Metto una felpa perchè fa freddo e mi preparo a questa nuova avversità. Queste strade non vedono certamente acqua da un bel po`, sembra di guidare sull`olio, due o tre volte la moto scoda, vado pianissimo...
La città comincia a svegliarsi, i militari, i tipi dell`ONU, cerco di rimettermi sulla Transahariana, ma è un casino, e mi perdo in periferia. Ogni tanto chiedo a qualcuno, non c`è un cartello e la visiera è tutta zozza. Ai bordi delle strade di periferia camminano i poveracci che aspettano i camion che li carica nei cassoni per andare a lavorare, probabilmente nelle miniere di fosfati, grande ricchezza di questa regione. (...)
(Rif. Pagina 49)
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Tratto da "VERSO L`ARARAT - La porta del Medio Oriente"
(...) Arrivo a Erzurum e faccio una foto davanti al cartello di ingresso, cominciano le postazioni militari, comincia il curdistan, si susseguiranno diversi posti di blocco militari durante il percorso.
Il paesaggio cambia di nuovo, mi ritrovo su un percorso con stradina approssimata a passare in mezzo a villaggi di pietre e fango, parallelepipedi con tetto di paglia, dove i bambini giocano nel fiumiciattolo a bordo strada, le donne copertissime battono con dei bastoni il bucato e gli uomini portano al pascolo capre, mucche e animali vari, anche attraversando la “strada” ovviamente!...
E’ strano, mi ritrovo in un altro mondo, uno scorcio rurale di altri tempi. Al mio passaggio i bambini e le bambine mi salutano, o rimangono sbigottiti come vedessero un UFO… i più bastardelli mi tirano le pietre, per fortuna con scarsa mira! (...)
(...) I camion e le macchine mi si accostano per salutarmi, anche al posto di blocco militare mi danno il benvenuto mentre mi controllano il passaporto. C’è da dire che buona parte del merito va a Principessa, che nonostante sia di nuovo sporchissima, attira sempre lo sguardo di tutti, soprattutto qui, alle porte del Medio Oriente.
Costeggio il lago di Van, e la natura mi regala uno splendido tramonto, una palla rosso fuoco che si adagia nel lago, attorno ci sono basse e immense distese di colline verde smeraldo. (...)
(Rif. Pagina 22)
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Tratto da "CIRCOLO POLARE ARTICO - Alla casa di Babbo Natale"
(...) Costeggiandolo che ormai è sera, trovo le indicazioni di un campeggio e mi ci dirigo. Anche qui prendo una casetta in affitto, fa troppo freddo per stare in tenda, non sono sufficientemente attrezzato per le basse temperature (nonostante sia agosto…).
Scarico i bagagli e mangio del cibo che avevo di scorta, è stata di nuovo una giornata piena e faticosa, ora voglio riposare.
E’ buio, c’è il silenzio assoluto, e purtroppo non riesco a dormire.
Esco dalla casetta e cammino sul prato.
E’ profumato, mi siedo.
Davanti a me il lago, nero, e alcune luci lontane dell’altra sponda.
L’aria è fredda ma piacevole, il silenzio è totale.
Mi stendo solo per un attimo sul prato, guardo il cielo, e mi prende una sensazione di meraviglia!
Un immenso cielo stellato è sopra di me, di quelli che non avevo mai visto in vita mia. Per un attimo rimango senza fiato, è stupendo e infinito, e ogni tanto qualche stella cadente si lascia osservare.
Rimango così, steso su un prato buio, a guardare l’immenso cielo della Svezia. (...)
(Rif. Pagina 125)
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