Dettagli
Libro: |
Bianco & Nero |
Formato: |
14,8 x 21 (A5) |
Copertina: |
Morbida |
Pagine: |
50 |
Categoria: |
Fumetti |
Editor: |
Photocity Edizioni |
Lingua: |
Italiana |
Biografia
|
Donato Forte
Donato Forte è nato il 31 luglio 1988 in un paesino della provincia di Lecce.
Abita a Ugento (LE). Ha studiato Architetture e Arredamento all'istituto statale d'arte di Parabita (Lecce) e successivamente si è iscritto alla Scuola
Internazionale di Comics a Firenze dove ha frequentato il corso di Grafica Pubblicitaria.
La passione per il disegno e i fumetti lo accompagna fin da bambino. Ha partecipato a numerosi concorsi di fumetto a livello nazionale. Ha collaborato come
vignettista per il giornale locale "Vita Nostra" e ha realizzato varie illustrazioni per associazioni. Ha realizzato un gioco di ruolo per bambini su commissione
del vescovo della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, mons. Vito de Grisantis.
Pubblica fumetti su vari siti web. Per "Boopen Editore" ha già pubblicato un libro fantasy dal titolo "Streghe: Le origini" tratto da un suo fumetto pubblicato
su www.crazy4comics.com e il catalogo "Sketch" una raccolta di schizzi, disegni e omaggi realizzati dal 2004 al 2009.
Tra le sue passioni oltre al disegno e al fumetto, la pittura, ascoltare musica e scrivere.
Lavora come scenografo nel villaggio turistico "Robinson Clun Apulia".
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Stralci
2 Stralci
CAPITOLO 03 "La Luce della Dea,
è nel mio cuore
e mi protegge.”
Oramai è passato più di un mese dal rituale di
consacrazione e nel frattempo io e Vivienne
c’eravamo sposati. Eravamo una coppia felice non ci
mancava nulla tranne che dei bambini. Quella era l’unica cosa
che ancora mancava al nostro rapporto e che non riuscivamo ad
avere. Avevamo provato in tutti i modi, anche le migliori
tecnologie, perfino antichi rimedi “stregoneschi”. Niente! Per
noi era destino non avere figli. Per questo fatto Vivienne entrò
in depressione, ogni giorno piangeva e neanche il contatto con
le divinità la rendeva felice.
La domenica pomeriggio sentii il mio cellulare squillare, lo
presi e guardai lo schermo … era lui. Il mio superiore. Ormai
mi ero completamente dimenticato della missione e a questo
punto doveva essere già terminata. Risposi al telefono,
dall’altro lato la voce cupa del mio superiore – Anton a che
punto sei. Lo sai che se non porti a termine la missione ne
pagherai le conseguenze. – disse – ti do un’ultima possibilità,
dopodiché provvederò a sostituirti.
(Rif. Pagina 20)
CAPITOLO 03 "La Luce della Dea,
è nel mio cuore
e mi protegge.”
Oramai è passato più di un mese dal rituale di
consacrazione e nel frattempo io e Vivienne
c’eravamo sposati. Eravamo una coppia felice non ci
mancava nulla tranne che dei bambini. Quella era l’unica cosa
che ancora mancava al nostro rapporto e che non riuscivamo ad
avere. Avevamo provato in tutti i modi, anche le migliori
tecnologie, perfino antichi rimedi “stregoneschi”. Niente! Per
noi era destino non avere figli. Per questo fatto Vivienne entrò
in depressione, ogni giorno piangeva e neanche il contatto con
le divinità la rendeva felice.
La domenica pomeriggio sentii il mio cellulare squillare, lo
presi e guardai lo schermo … era lui. Il mio superiore. Ormai
mi ero completamente dimenticato della missione e a questo
punto doveva essere già terminata. Risposi al telefono,
dall’altro lato la voce cupa del mio superiore – Anton a che
punto sei. Lo sai che se non porti a termine la missione ne
pagherai le conseguenze. – disse – ti do un’ultima possibilità,
dopodiché provvederò a sostituirti.
(Rif. Pagina 20)
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CAPITOLO 04 "Dalle tenebre del maligno
Verrà oscurata
La Luce della Dea.”
Tornai a casa e lei se ne accorse che qualcosa non andava. Il
mio carattere era cambiato, ero cattivo e di pessimo umore.
Logico, questo è il carattere di uno che aveva appena invocato
il male e l’ha fatto entrare in se. A tavola il silenzio faceva da
padrone. Poi a un certo punto – Sai, ho saputo che qui in paese
c’è una congrega di wiccan. Ci andiamo? Io mi sento stufo di
praticare da solo, perché non ci aggreghiamo? – dissi. Lei mi
guardò sospettosa – Una congrega? Non ne ho mai sentito
parlare? – disse – comunque sì andiamoci. – Era il primo
febbraio e quella notte si sarebbe festeggiato Imbolc.7 Così la
sera uscimmo da casa per recarci alla congrega che aveva sede
nel vecchio castello di Triora. Vivienne aveva già indosso
l’abito cerimoniale, mentre io che dovevo guidare l’auto no.
Arrivammo vicino al castello, trovai l’unico posto libero
rimasto, proprio vicino all’ingresso. Scendemmo e mentre
varcavamo nella penombra delle fiaccole la soglia dell’enorme
portone che dava sul giardino, due uomini, uno a sinistra e l’altro a destra, si fiondarono su Vivienne e la catturarono.
(Rif. Pagina 29)
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