Perché la speranza è di ogni urgenza/più umana,/la sola giustizia che non deve/
aspettare.
Perché la speranza è di ogni urgenza/più umana,/la sola giustizia che non deve/aspettare./Un respiro profondo/come profondo è il mistero/che ancora più fitto rimane,/alla fine di un uomo qualunque,/di tutta quanta una vita,/nelle sue mani callose,/o che hanno servito l’inchiostro/e amato la penna/ (...)
Per chi ancora ci crede./Per chi vuole ancora sperare./(...)
Per chi di fatica anche muore./Ma di desiderio,/e di voglia bambina risorge/e continua, più stanco, più forte,/ancora tenace/a volere scoprire, imparare,/sentire, sapere./
Viaggiare./Affiatarsi. Stancare./Dormire, sfinirsi, nutrirsi./Morire./E ricominciare./Napoli, il sole, la nebbia/
e Venezia sul mare,/le calli, i vicoli, i bassi,/i ponti di lava e di selce/sospesi alla fine del mondo/temendo che possa un giorno/finire. /Le strade di riviera e pianura,/di folla, di asfalto, e rumore,/percorse, ingombrate, scoperte,/tentate./La stessa speranza, la diversa paura, /L’Atlantico o il mare/nascosto dietro una riva,/la spiaggia e la pioggia salmastra,/o l’onda irruente che abbatte la costa,/fa la vita crollare./Oppure lo scoglio che in una sola conchiglia/è racchiuso./
Il solo mare di sempre. /(…)Per tutto c’è un nome. C’è una sostanza,/che una parola, un concetto/
un desiderio raccoglie,/che attende il suo senso, a cui stanno appese le cose/che fanno di un mondo una vita./O l’apparenza. L’illusione soltanto./
Ma c’è sempre una sola parola/che resta./A soffiare sul cuore./Che conta, che manca, che insiste./Sfuggente e infinita./Incompiuta./Struggente./Sognata./Nel cuore, nel mare, sulle onde/negli occhi di lacrima vento,/tra le mani di chi è ancora disposto/che restino anche vuote soltanto./Di chi sente, di chi ancora vive,/e da adulto, dispera,/ma che poi spera sempre/restando,/di dentro, un bambino.
E che affida a una vela,/o ad una barchetta,/che del gioco ha l’apparenza soltanto,/il suo piccolo e umano,/così tanto grande e piccino,/non ci sono parole abbastanza,/silenzioso destino./
(Rif. Pagina 148)
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Restiamo appartati nei sogni, preziosi, modesti,/agli occhi del mondo arrogante e sicuro come animali/che nascono ciechi, nascosti, in difetto,/mancanti.
Restiamo appartati nei sogni, preziosi, modesti,/agli occhi del mondo arrogante e sicuro come animali/che nascono ciechi, nascosti, in difetto,/mancanti./Ma fiduciosi, inspiegabilmente,/che la nostra speranza negata,/per quanto riusciamo ad essere sempre/ fradici e stanchi,/sporchi, spaventati, affamati, verrà un giorno,/
senza ragione apparente, esaudita./
Siamo i lampi dell’estate mancata,/
di chi più si vuol bene, dei più poveri amanti,/di ogni Primavera che passa, sfiorisce,/ritorna e continua, i fiori e l’assenza leggera./ È questo l’amore che noi conosciamo,/semplicissimo e scuro, come lo sguardo sfumato/tra un bambino e sua madre,/
che resta ad ogni sua soglia di stanza sospeso/tra il chiaro e lo scuro,/
e non si sa se ritorna, fino a quando fa buio./
Perché c’è come un ponte,/sul quale cerchiamo selvaggia salvezza,/e quando ne siamo vicini sin quasi a varcarlo,/tutta del mondo commosso/la disperazione che grida/
e che tace in silenzio,/ in tumulto, in bisogno di cuore,/ci guarda arrivare, affrettarci di corsa,/ fra uno strattone e un inciampo,/e ci crolla davanti, d’un colpo./Per ricominciare di nuovo.
Abbiamo imparato per questo ad amarci,/
anche senza parole d’amore.
(Rif. Pagina 108)
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