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Libro Bianco & Nero
Formato 14,8 x 21 (A5)
Copertina Morbida
Pagine 140
Editore Boopen
Lingua Italiana
ISBN 978-88-6223-163-3
Papà mi portava in bicicletta
I quattro anni che hanno cambiato la mia vita
di  Manuela Valletti Ghezzi
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Una sera del 2003, dopo aver scoperto che il suo papà era malato di Alzheimer, l’autrice decide di aprire un blog per dare sfogo alle sue emozioni. Alla morte del padre rileggendo i suoi scritti si trova tra le mani uno straordinario racconto di vita vissuta dove interagiscono tutte le persone importanti della sua esistenza, perfino i suoi adorati cani Rhoda e Flora.
Da quel diario nasce Papà mi portava in bicicletta, un libro di grande umanità, un percorso di vita accanto ad un papà che si perde nel tempo ma che, nonostante questo, rimane una persona in grado di dare e ricevere emozioni.
E’ vero che i malati di Alzheimer non capiscono, non amano, non riconoscono? Il lettore scoprirà che non è così e che la chiave di volta per riuscire a comunicare con loro è l’amore. I malati di Alzheimer sono persone e la vita, anche parziale, che sono costretti a vivere, è un bene prezioso che va preservato fino alla fine
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EDITORIALE

Diario di una convivenza con l'Alzheimer
Ogni anno, ogni mese scandito dai giorni interminabili vissuti tra il passato dei ricordi ed il presente di una malattia dal nome inquietante: Alzheimer. Quattro anni di sentimenti trascinati in un vortice che lascia dietro di sé afflizione ed un filo di tiepida speranza ritrovata nella fede. Papà mi portava in bicicletta è la storia autobiografica di una figlia che vede suo padre dimenticarsi, spegnersi e trasformarsi in un essere dalla disarmante fragilità. Un libro in cui si ritrova la sofferenza umana riportata con parole che srotolano la matassa ingarbugliata di un dolore che toglie il respiro.

Fede, speranza, fiducia nella medicina. Cosa sostiene maggiormente il familiare di un malato di Alzheimer?
Senza dubbio la fede ed il grande amore per la persona malata, anche se la speranza di aiutarla a rallentare la degenerazione della malattia all'inizio esiste sempre. La medicina può far poco, ma trovare sul proprio cammino un medico dotato di umanità può aiutare molto sia il malato che i familiari. I ricoveri in case di riposo hanno invece un effetto devastante sugli infermi, portandoli a perdere i pochi riferimenti affettivi che hanno e questo accelera inesorabilmente il loro declino.

Qual è l'aspetto più terribile di questo morbo?
I mutamenti che genera nelle persone e non solo in quelle ammalate. In alcuni momenti senti di non avere più un padre con cui parlare, cui raccontare la tua vita e allora reagisci con rabbia, cerchi di ribellarti. Poi quell'uomo con un gesto o uno sguardo ti riporta indietro nel tempo e finalmente capisci che non hai perso niente, che la persona che hai davanti è tuo padre, è solo cambiato e se gli vuoi bene e vuoi comunicare con lui devi cambiare anche tu, anche se questo ti costerà moltissimo.

Nel libro parla con affetto dei Suoi cani. Un animale aiuta nei momenti di difficoltà?
Ho scritto di Rhoda e Flora perchè nei loro confronti ho una gratitudine immensa. Senza le mie cagnolone non so se ce l'avrei fatta. Entrambe hanno regalato alla mia famiglia attimi di serenità altrimenti impossibili. Adoravano mio padre e lui si divertiva a vederle giocare. Rhoda era così protettiva da arrivare ad abbracciarmi e a sommergermi di leccate se solo mi vedeva triste. Flora è la simpatica canaglia tutta nervi che con la sua vivacità ci ha dato forza. Come non adorarle?